mercoledì 6 aprile 2011

WHERE ON EARTH IS SILVIO BERLUSCONI?

Oggi è giornata di smistamenti.
Sarà la data?
All'Aquila, due anni fa, si smistavano i senzatetto.
Oggi a Lampedusa si smistano i cadaveri dei naufraghi e i sopravvissuti negli ospedali.
A Milano oggi si è tenuta l'udienza di smistamento del processo Rubysconi, un'adunata di giornalisti ed un vuoto pneumatico d'imputati.
Un paese smistato.
Dov'era oggi Berlusconi, il contumace nazionale?
Non era all'Aquila a raccogliere applausi che, sapeva, non sarebbero mai arrivati.
Non era a Milano, figurarsi.
Nemmeno Carmen Sandiego spariva così.
Silvio, dove sei?
Che domande.
A fare il bene del Paese, cribbio!
Quale sia il paese in questione rimane ignoto ai più.

martedì 29 marzo 2011

SE VOI FOSTE IL GIUDICE

L'Italia è una nazione di avvocati, attori e convenuti, il paese del "Le faccio causa!"
Nel 2009 il Consiglio Nazionale Forense dichiarava la presenza di ben 213.081 legali nel Bel Paese. Per non parlare del numero di processi pendenti, non solo a causa dell'inettitudine vera o presunta dei Tribunali ma anche della futilità delle ragioni per cui vi si giunge.
Gli italiani sono così affezionati al dibattimento da sentire il bisogno di averlo sempre a portata di mano, Un giorno in pretura, Verdetto finale, fiction invase da avvocati e togati. Persino La Settimana Enigmistica mette il lettore sullo scranno più alto del tribunale.
E' palese, in tv il contraddittorio giudiziario è un evergreen, e anche le tv del Premier da anni fanno compagnia agli italiani con Forum. Alla conduzione si sono alternate varie signore del tubo catodico: Catherine Spaak, Paola Perego e la sempiterna Rita Dalla Chiesa, attuale padrona di casa con un residuato de I ragazzi della 3 C, Fabrizio Bracconeri, ed un semisconosciuto, Marco Senise. La trasmissione del 25 marzo scorso rappresenta, secondo il mio modesto parere, una delle più gigantesche manifestazioni del soft power berlusconiano da quando questo è entrato in politica.
E' un programma che a prima vista pare insignificante, ma non lo è: è molto seguito dagli anziani e dalle casalinghe, fasce tra le quali si annoverano moltissimi elettori di Berlusconi.
L'effetto che ciò può aver avuto su molti telespettatori è riconducibile alla Legge di Thomas: in breve, essa spiega che un fenomeno è creduto vero nella misura in cui è percepito come tale. Banalizzando, non importa se un tizio che somiglia a Clark Kent non sa volare, se la sua vicina di casa pensa che lui sia Superman darà per assodata la sua capacità di farlo sino ad una plateale prova contraria.
L'argomento della puntata* non è casuale, la data della messa in onda nemmeno.
Tra il 25 marzo e il secondo anniversario del terremoto in Abruzzo ci sono meno di due settimane, e la ricorrenza del 6 aprile sarà certamente ripresa dei media.
Meglio ricordare agli elettori, agli italiani, che le cose all'Aquila sono a posto, così a posto che una signora che ha delle "botte di positività" vuole riaprire la propria attività, perché "hanno riaperto tutti, manca solo la mia!" e "tutti hanno le case coi giardini e coi garage". Marina, la finta aquilana in questione ha uno scatto d'orgoglio. "La terremotata afflitta non la voglio fare!": chiede a Gualtiero, il finto ex marito impiegato statale con la perversione per il risparmio, di finanziare la riapertura del suo negozio di abiti da sposa. Questi si oppone dicendo che c'è crisi, che a L'Aquila gli affari non girano più, ma ovviamente è un pauroso, un pessimista (comunista?).
Una figurante dal pubblico prova a ribattere alle bugie, ma viene zittita dal mantra "case, giardini, garage e macchine" di Marina.
Risalta particolarmente il tono di scherno con cui quest'ultima quale si rivolge a Gualtiero, reo di essere un dipendente pubblico, apostrofato con il disgusto che si userebbe ad un parassita. Uno col cui stipendio ci si pagano appena le bollette, che non è nulla in confronto all'imprenditrice rampante che non vede l'ora di rimettersi in piedi.
Il giudice ha dato ragione alla moglie, ma a chi interessa davvero dopo lo spettacolo osceno a sui si è assistito? Gli aquilani si accorgono dell'imbroglio, quella tizia non la conosce proprio nessuno, e poi che si inventa?
Il loro sdegno arriva forte e chiaro.
Da troppo tempo cercano di rialzare la testa come la fantomatica Marina, ma di ricostruzione nemmeno l'ombra, l'economia locale non riparte, non si riesce a riaprire gran parte delle attività.
La mistificazione e la propaganda, corroborate dal conflitto d'interessi, hanno raggiunto il loro apice in una piccola trasmissione televisiva, e c'è da chiedersi quante vittime abbia fatto in termini cerebrali.
Quanta gente può "ammorbidire" una puntata di Forum? Boh.
Quante casalinghe di Voghera credono che sia tutto vero? Ce ne sono, e tante.
Quante può impressionarne positivamente? Molte, con case, giardini, garage e macchine.
Quanto leggono queste persone, quanto si informano oltre la tv? Poco, pochissimo.
Qual è il livello culturale di chi guarda questo genere di programmi, e quanto è proporzionalmente rilevante a livello elettorale? Tristemente scadente, molto rilevante.
Quanto hanno inciso le reti Mediaset nel piallare verso il basso le passioni e gli svaghi degli italiani? Alcuni dicono molto.
Chi condannereste per parecchi di questi capi d'imputazione se non Berlusconi e gli italiani stessi, se voi foste il giudice?
La seduta è tolta, buonanotte.




*Avvertenza: è il link alla puntata di Forum di cui si è discusso. Fossi in voi, prima di premere play, mi accerterei di avere a portata di mano un secchio per il vomito. Il conato è garantito.

mercoledì 23 marzo 2011

LE DISAVVENTURE DELLA SIGNORA GARNERO

Ah, l'Italia.
Paese di santi, poeti, navigatori e sottosegretari.
Come Daniela Santanché, donna camaleontica a partire dalle generalità: il matrimonio col chirurgo estetico Paolo Santanché è stato annullato dalla Sacra Rota. Non risulta che si sia risposata, ma appare curioso che nonostante il pronunciamento del tribunale ecclesiastico utilizzi ancora il cognome del suo primo e sinora unico marito.
Si sa, l'accento finale alla francese è più fescion.
In AN a vario titolo dal 1995 al 2007, poi portavoce e candidata premier per La Destra, in seguito leader del Movimento per l'Italia, oggi de facto nel PdL, ha avuto una carriera politica in continua ascesa grazie ad un trasformismo eccellente.
Una prova?
"Le donne italiane devono avere la percezione che per Silvio Berlusconi le donne sono in posizione orizzontale e non verticale", diceva nell'aprile 2008.
Il 13 febbraio scorso ha dichiarato invece: "In piazza oggi non una manifestazione delle donne ma di una parte di donne, che come unico obiettivo hanno quello di mandare a casa Silvio Berlusconi [...] donne che, ancora nel terzo millennio sanno solo essere strumento di uomini. Peccato che a farle scendere in piazza sia solo l'odio nei confronti di un uomo e non l'amore per le donne stesse, che invece ritornano alla categoria delle donne per bene e delle donne per male, a seconda della loro appartenenza a una parte politica".
Pecca d'incoerenza, la signora Garnero (così è registrata all'anagrafe di Cuneo), e spesso.
Proprio lei, che difende la riforma Gelmini a spada tratta indicandola come esempio di meritocrazia e taglio agli sprechi, ha aggiunto una postilla di pura invenzione al curriculum: Master alla SDA Bocconi.
Una nota che spicca, certo, ma completamente falsa.
Questo è quanto sostiene la stessa Bocconi, che le lancia comunque un salvagente: "Abbiamo verificato e dalla nostra banca dati degli ex studenti non risulta che Daniela Santanchè abbia frequentato un nostro master. Non possiamo escludere, ma non abbiamo modo di verificare, che abbia frequentato un corso breve. [...] (la Sda) organizza di continuo seminari di aggiornamento per manager che durano uno o più giornate, e di queste decine di migliaia di persone non conserva traccia, [...] ma non possono essere certo confusi con un master".
Master in che cosa, poi? MBA? Marketing e Comunicazione? General Management? Public Management? Non ci è dato saperlo.
Il mistero s'infittisce quando la signora Garnero accusa il settimanale Oggi, che ha portato alla luce il fatto, di diffamazione. Accuse ridicole, si difende. L'attestato è andato perso durante un trasloco: chiunque altro lo terrebbe in bella vista in salotto, ma lei no. Che altro aspettarsi da una donna così discreta?
Il dado è tratto, ora sta alla signora Garnero dimostrarsi la mujer vertical che sosteneva essere, in ogni senso, sino a poco tempo fa. Cosa farà se l'attestato non salterà fuori e il professor Carlo Brugnoli non ricorderà di averla mai vista?
La decenza e la meritocrazia, quella vera, mica quella gelminiana, gridano già dimissioni.
La signora Garnero, come suo solito, forse griderà e basta.

martedì 22 marzo 2011

SILVIO SOTTO LA MOLE (DI PROTESTE)

Silvio Berlusconi oggi è stato a Torino per presentare Michele Coppola, il candidato a sindaco del PdL alle prossime comunali.
Omino di plastica in puro stile PdL, di bella presenza e dalla comunicazione accattivante (ricordate i suoi manifesti elettorali alle regionali? Su le mani, come in discoteca), Coppola è in Forza Italia sin dai primordi del partito. I maligni sussurrano che sia la moglie Emanuela Riccio "quella coi soldi", ma il premier in persona si è scomodato per lui e questo qualcosa deve pur significare.
Presente ma non troppo su FB e su Twitter, il suo sito è ancora una banale vetrina.
Quello dello smunto Piero Fassino, a cui un sostenitore di Coppola vorrebbe lasciare, cito letteralmente dal gruppo ufficiale su FB, il testimonial delle campagne per la fame nel mondo, è zeppo d'informazioni, per non parlare della campagna elettorale "fatta in casa" ma mai invadente o di cattivo gusto del Movimento 5 Stelle con Vittorio Bertola, un nome che nel mondo di Internet è una garanzia, visto che lo conoce come le sue tasche. Probabilmente non sono belli da vedere e non hanno celebrato un matrimonio fescion, ma al contrario del pubblicitario rampante sono on line, eccome.
Non sottovaluto di certo Coppola, anzi, lo temo. Fassino ha avuto un grande successo alle primarie, ma Coppola è giovane e non vive a Roma da vent'anni, è più legato alla storia recente del territorio.
Non penso che Torino sposterà l'ago della bilancia a destra nel dopo-Chiamparino, ma spero che nessuno prenda sottogamba Coppola.
Un contestatissimo Berlusconi, nell'introdurlo ai torinesi, ha fatto il suo show e ha dimostrato che in testa ha sempre e solo una cosa.
C'e' bisogno di una scopa nuova, che scopi meglio, ha detto.
Il solito comico, insomma, che in serata a cena col fior fiore dell'imprenditoria torinese è passato dall'arrapato al commosso. Sono addolorato per Gheddafi e mi dispiace. Quello che accade in Libia mi colpisce personalmente.
Un controsenso vivente, perlomeno leggermente confuso, vista la situazione internazionale.
Non vedo l'ora di sentire la smentita per bocca del ministro La Russa, nel suo gergo militare maccheronico.
Berlusconi intendeva dire non siamo in Libia per fare del male a Gheddafi perché abbiamo dato solo assetti, quindi aerei anti radiazioni (prendete nota, è il business del futuro, il Giappone e l'Ucraina ce li pagherebbero a peso d'oro).
Riesco ad immaginare anche la risposta di Gheddafi: Io quello lì non l'ho mai visto, è tutta un'invenzione dei giudici comunisti.

martedì 15 marzo 2011

UN DRINK CON IL TROTA

Durante la riunione del consiglio regionale lombardo di oggi i componenti leghisti di quell'emiciclo hanno deciso di prendere chi un caffé, chi un cordiale, chi un digestivo.
Peccato che la buvette del Pirellone non serva anche lassativi on the rocks, vista la ragione della migrazione verde dall'aula consiliare al bar.
Mentre il Trota e il suo banco brindavano (si sussurra che si facessero gli auguri ad uno scorfano fortunato, a cui una bella ricciola aveva fatto gli occhi di triglia) gli altri dentro ascoltavano e cantavano, mano sul cuore, l'Inno di Mameli.
L'ennesima bravata dei soliti leghisti? Sicuramente l'ennesima, certamente non l'ultima.
Se questo fosse accaduto in un paese normale, popolato da cervelli non anestetizzati, ci sarebbe stata una reazione forte.
Se un gruppo di parlamentari "scettici" dello Stato di New York si fosse assentato volontariamente durante la riproduzione di The Star-Spangled Banner, il resto del parlamento di quello stato avrebbe chiesto conto di quest'azione. Se fosse accaduto alla House of Representatives l'indignazione sarebbe stata dell'intera nazione americana.
In Francia ci sarebbe stato un apriti cielo generale.
In Italia tutto questo viene accolto con parziale indifferenza, come una manifestazione folkloristica qualunque.
Possiamo declinare sempre come folklore le azioni di chi da anni disprezza l'unità nazionale e l'idea stessa di nazione? Sì? Bene.
Direi di proseguire sulla medesima linea ed affidare a Cetto La Qualunque la carica di Presidente del Consiglio, a Palmiro Cangini il Ministero degli Affari Esteri e al cumenda Roberto Mercandalli il sottosegretariato al commercio estero.
Ciliegina sulla torta di questo quadro istituzionale comico?
Silvio Berlusconi Presidente della Repubblica, of course. Da far ridere persino le trote.

IL CORAGGIO DI HOLLY E BENJI

Holly gioca la partita decisiva con una spalla distrutta, Julian Ross rischia l'infarto in campo per la stessa ragione, Bruce Harper prende pallonate in faccia di continuo per evitare i gol di Mark Lenders.
Seiya di Pegasus è pronto a dare la sua vita per la dea Atena, e come lui i suoi amici, che mettono da parte la corsa personale all'armatura d'oro per difendere la Terra.
Mila Azuki è una grande pallavolista, e va oltre l'invidia verso chi è più brava: l'ammira, e glielo fa sapere.
Spike Spiegel va incontro alla sua fine senza opporre una reale resistenza, perché Julia è morta, niente ha più senso ormai.
Kira non usa il Death Note con cattivi presupposti, cerca di rendere il mondo un posto migliore liberandolo dalla criminalità.
Goemon Ishikawa, compare di Lupin III, è il discendente fittizio di un guerriero ninja leggendario, un Robin Hood con gli occhi a mandorla.
A Candy ne capitano di tutti i colori, eppure sorride sempre, anche quando non ce ne sarebbe proprio alcun motivo.
Potrei continuare per ore.
Chi legge i manga non avrebbe dovuto avere bisogno della splendida lezione di antropologia culturale che il Professor Gerevini della Waseda University ha tenuto sulle pagine del Corriere della Sera.
Gerevini ha esposto allo sguardo dello straniero, agli istintivi e passionali latini, le ragioni dell'apparente vuoto pneumatico emotivo del Sol Levante.
Lo tsunami interiore dei giapponesi rimarrà tale: riservato a se stessi e, forse, ai propri cari.
Se vi aspettavate proteste ed assalti ai forni manzoniani da un popolo che trova sconveniente uno starnuto in pubblico, sbagliavate di grosso.
I giapponesi non cercano semplicemente di salvare le apparenze, nemmeno in condizioni di normalità. Hanno interiorizzato l'importanza dell'opinione degli altri nella vita degli esseri umani* grazie ad uno sconfinato senso dell'onore e della responsabilità, cose che ormai, dalle nostre parti, vengono considerate come secondarie.
Sono le cose che ci hanno tenuti incollati ad uno schermo televisivo o ad un volumetto che si legge al contrario. Estremizzate, certo, ma per questo più apprezzate da chi deve formare la propria personalità. Non erano solo il calcio o la pallavolo, ma anche lo spirito di gruppo, possibilità di essere amici di un rivale. Il desiderio di giustizia per tutti, l'amore assoluto, la resistenza, la sopportazione, lo stoicismo davanti alle difficoltà.
Questo è quello che i giapponesi cercano di essere da sempre, quello che tentano di trasmettere di loro stessi, della loro cultura: avrebbe potuto capirlo persino lo staff del Tg1, se non avesse perso il proprio tempo ad ammirare l'ordine delle code per una bottiglia d'acqua o per un po' di pane.



giovedì 10 marzo 2011

EVVIVA EVVIVA IL CORPO DEGLI ALPINI

I leghisti cercano di accaparrarsi il Corpo degli Alpini con l'ennesima becerata, ma questa volta hanno superato loro stessi.
In breve, gli Alpini devono essere del Nord.
Le truppe di montagna per eccellenza non possono provenire da Catanzaro, da Lecce, da Napoli, da Reggio Calabria.
E' noto: se i ragazzi del Sud vanno troppo in alto gli si ossigena poco il cervello. Si sentono male.
I milanesi, i veneti, i trentini, i piemontesi, i friulani, loro sì che hanno diritto alla famosa penna nera.
I sani e robusti figli della Padania possono fare molto meglio dei Terroni.
Non c'è molto da dire: la proposta di legge prevedeva agevolazioni fiscali e lavorative (queste dopo il congedo) per gli Alpini che trasferiscono la residenza nella città in cui sono di stanza.
E gli Alpini del Sud che non vanno a rifare la carta d'identità a Vipiteno? S'attaccano.
Ragazzi che hanno servito insieme, corso gli stessi rischi, si sono salvati la vita a vicenda, potrebbero avere opportunità diverse non solo per gli squilibri socio-economici del paese ma anche per una legge odiosa che per fortuna pare scongiurata o, almeno, rinviata.
"Il posto fisso nell’esercito si è consolidato come un ammortizzatore sociale nel meridione generando meccanismi discriminatori e rendendo sempre più difficile l’accesso ai giovani provenienti dal resto d’Italia".
Il Corriere della Sera cita questa battuta dell'On. Davide Caparini, Lega Nord, partito di governo.
Mi chiedo perchè i giornalista non abbia ribattuto.
Forse doveva solo raccogliere informazioni, ma un giornalista dovrebbe soprattutto fare domande, possibilmente scomode.
Avrebbe potuto chiedere a Caparini, per esempio, cosa sta facendo la Lega per evitare che i ragazzi meridionali siano costretti ad arruolarsi per trovare un lavoro; quali meriti hanno condotto all'Osservatorio sulle Fiere Lombarde Renzo Bossi e non un ragazzo, nordico o sudista, laureato, che non trova lavoro e si infila una divisa per disperazione; avrebbe dovuto citare il numero di Alpini, morti in giro per il mondo in nome di una patria in cui i leghisti, secessionisti per definizione, non credono.
Ho conosciuto molti Alpini, tutti un po' in là negli anni, e quello che mi ha colpito maggiormente di loro è stato il loro spirito di corpo, forse il più forte in assoluto nel nostro panorama militare. Sono sempre in prima linea: che si debba organizzare una festa di paese o spalare fango dopo un alluvione, gli Alpini ci sono, sorridenti, rispettosi, disponibili, instancabili, oserei dire eterni.
"Madamin, non esistono ex Alpini. Ci sono Alpini vivi ed Alpini morti", mi ha spiegato Beppe, Alpino torinese classe 1938, volontario durante l'Ostensione della Sindone; lo si sostiene anche per i Marines americani, ma detto da un vecchietto allegro fa un certo effetto.
Lo ricordo così legato al Corpo degli Alpini, così un tutt'uno col suo cappello da far venire in mente quella canzone tradizionale che inizia proprio parlando del copricapo, della penna nera di cui vanno tanto orgogliosi.
Ecco, forse, quale domanda avrebbe dovuto fare il giornalista del Corriere.
Onorevole Caparini, lo sapeva che il primo modello di cappello indossato dagli Alpini è detto cappello alla calabrese?
Chissà se avrebbe risposto o se sarebbe scappato a nascondersi in cima ad una montagna.

martedì 8 marzo 2011

NULLA DA FESTEGGIARE

Il fatto che le donne abbiano una festa a loro dedicata implica che il resto dell'anno appartiene a qualcun altro?
Spero di no. L'impressione che i restanti 364 giorni l'anno siano tributati all'uomo però è forte.
E' assurdo che si chiami festa la ricorrenza di un rogo?
Assolutamente sì. Le nascite si festeggiano, le morti al massimo si commemorano. Cum memorare, ovvero ricordare insieme, attività largamente caduta in disuso dalle nostre parti, smarrita chissà dove tra un Grande Fratello ed un TG1 di Minzolini.
E' squallido che gran parte delle donne festeggi questa non festa assistendo ad uno spogliarello maschile?
Mioddio, certo. Se a 26 anni avessi bisogno di pagare un uomo perché si spogli per me a trenta dovrei darmi al bunga bunga. Nello stesso ruolo di Berlusconi, però.
La cosiddetta festa, inoltre, non è nemmeno stata istituita per l'incendio all'industria tessile Cotton: si è adottata solo la data di quella disgrazia, come simbolo, ma la genesi di questa celebrazione è lunga, ed è il risultato di una serie di rivendicazioni sindacali durissime, fondamentali. Si deve ad intellettuali come Rosa Luxemburg e Clara Zetkin della Spartakusbund, la Lega Spartachista, alle lotte senza quartiere nelle fabbriche in cui la maggioranza degli operai era donna e subiva soprusi indecenti.
Il 2011 non ci da grandi motivazioni per essere felici in questa giornata.
Più di una donna su due in Italia non lavora, e se lo fa è destinata a sacrifici enormi. Se non puoi permetterti una tata per i tuoi figli, un aiuto nelle pulizie e nel bucato, una sostituta nel fare la spesa, le tue giornate durano 18 ore.
Se sei donna, devi essere abile nell'arte della menzogna o quantomeno della preveggenza, soprattutto durante i colloqui di lavoro: "Vuole avere bambini?" è una domanda ricorrente quanto scorretta. Se sei single, hai 22 anni e rispondi con un sorriso incerto "A dire il vero al momento non saprei, magari un giorno...", quel magari ti ha fregata. Se invece interloquisci con un "Certo, sono sposata, ho 32 anni e ci stiamo giusto provando" ti sei seppellita con le tue mani.
Se sei donna, devi ricordarti di iscrivere non il tuo bambino, ma il tuo feto, all'asilo nido. Già, perchè il bambino non è ancora nato ma la graduatoria è lunga, gli asili pochi. Quelli pubblici costano un occhio, quelli privati ancor di più, meglio pensarci per tempo e mettersi in coda. Un esserino grande come un panetto di burro, ancora senza un nome, ha già la sua lista d'attesa e la sua quota di debito pubblico sulle spalle.
Se sei donna, sei carina, preparata ed intelligente e riesci a fare un minimo di carriera, chissà a chi l'hai data per farcela. Impossibile che tu ci sia arrivata senza compromessi. O forse sì, ma gli altri non lo sanno, oppure semplicemente non gli importa.
Se sei brutta, non vali niente.
Se sei brutta ed intelligente, sei per forza un'invidiosa, una frustrata senza speranze, una che vorrebbe ma non può.
Se sei una donna e pensi, esprimi le tue idee e non ti uniformi al pensiero unico, sei una specie di pericolo pubblico da neutralizzare con una dose di botulino che ti paralizzi il sorriso e possibilmente i neuroni.
Se sei donna e ti molestano, ti stuprano, ti perseguitano, hai certamente peccato d'induzione in tentazione. Se dalla violenza emerge una gravidanza che non desideravi ed abortisci, non sei più solo una banale peccatrice, vieni promossa ad assassina.
Se sei donna e vuoi fare politica devi affidarti ad un'umiliante quota rosa, non al tuo carisma o alle tue competenze.
Se sei donna e svendi non solo il tuo corpo ma la tua persona, la tua dignità, ad un vecchio imprenditore pervertito indebitamente prestato alla politica, sei da comprendere, hai certamente avuto un'infanzia difficile, sei seduta sulla tua fortuna, non fai nulla di male, fai un lavoro come un altro, sei una splendida persona, intelligente preparata e seria (cit.).
Per questi, e per mille altri motivi, mi e vi chiedo: donne italiane, si può sapere che accidenti avete da festeggiare?

lunedì 28 febbraio 2011

L'UOMO SENZA VERGOGNA

Fabrizio Corona è una persona piccola, questo è certo.
E' così piccolo da poter passare sotto le porte? No.
Lo è abbastanza, però, da entrare di soppiatto dalle finestre in casa di una ragazzina morta ammazzata dal suo stesso clan familiare.
Grazie ai media tutti sappiamo chi è Sarah Scazzi. Non intendo certo insultare la sua memoria quando dico che sentire questo nome mi fa venire la nausea: non è con la povera ragazza che ce l'ho, ovviamente, ma con chi intorno alla sua morte ha creato un can can che non si vedeva dai tempi del delitto di Samuele Lorenzi. Annamaria Franzoni e il suo "Non avrò mica pianto troppo?" impallidiscono di fronte al ritrovamento del cadavere annunciato in diretta a Chi l'ha visto?, converrete anche voi.
Molti, gli stessi che hanno trascorso ore con la flebo attaccata al tubo catodico in attesa della minima novità da Sabrina, Michele, Ivano, hanno criticato gli Scazzi per la scarsa discrezione con la quale è stata gestita l'intera vicenda, lodando la famiglia Gambirasio. Così riservata, così refrattaria alle telecamere. Così insolita per questi tempi, in cui tutto è in vendita, anche la tragica morte dei propri figli.
Ora che anche Yara è stata ritrovata mi aspetto che, come minimo, Corona si travesta da operatore del 118 e cerchi di intrufolarsi all'obitorio, che so, per cercare di fotografare il cadavere, magari.
Alla madre di Sarah sono stati offerti dai 50.000 ai 100.000 euro per un'intervista esclusiva. Quello di Sarah è quasi un warm case, un caso tiepido, passatemi il neologismo, né caldo né freddo, messo lì in stand by in attesa che Misseri cambi versione per l'ennesima volta.
Quanto varrebbe un colloquio con i Gambirasio, che rappresentano la tragedia del momento? 200.000 euro? 250.000?
Che prezzo si potrebbe ipotizzare per la distruzione dell'ultimo pezzetto di dignità rimasto a due ragazzine morte? Mamma, quanto vuoi per dare in pasto ad un'opinione pubblica ignorante e morbosa i ricordi che hai di tua figlia?
Questa è l'ultima bravata del paparazzo nazionale, un essere così privo di attrattive interiori da doversele necessariamente procurare all'esterno. Ha una ex moglie modella con le labbra a canotto. Una fidanzata molto bella e molto chiacchierata. Un ex amico, Lele Mora, altrettanto chiacchierato, con amici molto potenti a loro volta chiacchierati, che gli avrebbe regalato auto e denaro "solo per amore platonico". Uno stuolo di collaboratori sempre pronti allo scatto, vero o costruito che sia. Tv e giornali sempre disponibili a dargli spazio, anche quando dovrebbe semplicemente andare a nascondersi. Gli mancano completamente la morale, l'etica, la pietas verso il genere umano, ma a chi interessa? Certamente non a Mediaset, con cui ha un contratto di collaborazione. Non agli editori a cui vende le sue foto. Non al pubblico che lo segue durante le sue apparizioni in tv.
Fabrizio Corona non solo è un uomo senza qualità*, visto che persino quelle insignificanti deve mutuarle dalla fauna di dubbio gusto che lo circonda.
E' soprattutto un uomo senza vergogna, nella maniera più totale che si possa immaginare.




*Chiedo perdono a Robert Musil, visto il nome che ho accostato al suo capolavoro, ma non è colpa mia se ha scelto un titolo geniale.

domenica 27 febbraio 2011

DOPO UN PO' D'ASSENZA...

La Libia è in fiamme, e la situazione è molto più tragica che in Tunisia ed in Marocco. Il motivo è semplice. Il dittatore libico è molto più pazzo e sanguinario dei suoi cugini egiziani e tunisini. Gheddafi al contrario di Ben Ali e Mubarak non molla. Ha assoldato mercenari provenienti da paesi dell'Africa Nera ed è arrivato bombardare il suo popolo con i caccia.
I pochi medici che hanno potuto comunicare con l'estero hanno parlato di ragazzi letteralmente DISINTEGRATI dall'artiglieria delle milizie del sosia scemo di Santana.
La Cirenaica è in mano agli insorti, e pian piano stanno conquistando anche la Tripolitania, anche se la capitale rimane il fortino di Muammar.
Questa rivolta ha due facce. Una drammatica, che vede la gente morire per strada mentre l'Europa e gli States si preoccupano delle ripercussioni economiche che tutto questo avrà su di loro. Una divertente, fatta dei discorsi che il Rais confeziona sul modello di Bin Laden. Penserete che non c'è niente da ridere, ma è quasi meglio che ascoltare Berlusconi. Nel dramma, chiunque abbia competenze politiche anche minime non può non sorridere amaramente.
"L'Italia e gli Stati Uniti forniscono armi ai ribelli". "I ribelli sono ratti, e noi li schiacceremo!". "I paesi stranieri drogano pochi ragazzi e guarda cosa succede". (Dopo aver già ammazzato centinaia di persone) "Non abbiamo ancora utilizzato la forza ma lo faremo se necessario". Ma ecco la migliore: "Sarà un inferno. Chi non mi ama non merita la vita. Abbiamo sconfitto gli invasori italiani e sconfiggeremo ogni tentativo straniero."
Il nostro atteggiamento come sempre è stato da manuale. Il manuale dei politicamente incapaci, degli incompetenti diplomatici, vedetela come vi pare. Sabato scorso Silviuccio nostro dichiarava, mentre in Libia si sparava sui manifestanti, "Non chiamo Gheddafi. No, non l'ho sentito. La situazione è in evoluzione e non mi permetto di disturbare nessuno". Come se fosse sotto la doccia e non potesse rispondere il telefono, o stesse giocando a golf con Tiger Woods. Non voglio tediarvi, ma vi prometto un'analisi del testo approfondita del discorso di Gheddafi e di un discorso di Berlusconi, prestissimo. Ci sarà da sbellicarsi per le somiglianze.
Chiudo l'argomento con un geniale commento a tutto quello che sta succedendo, scritto su Twitter da un ragazzo libico: Il discorso di Gaddafi sembra ridursi a "Tutti fanno uso di droga tranne me. E inoltre, io sono Batman".



Mentre ai suoi amiconi butta malissimo, Silvio non può lamentarsi. La campagna acquisti in Parlamento procede spedita, e anche se qualche "puritano" prova a denunciare la maggioranza è sempre più solida. I magistrati indagheranno comunque su quanto dichiarato dal senatore democratico Gino Bucchino, nome da cartone animato anni 80, eletto nella circoscrizione del Nord America. Pare che un emissario di Denis Verdini gli abbia offerto 150.000 euro e la rielezione sicura pur di annoverarlo tra i "Responsabili" (leggi: venduti). Gli interessati negano, ma Bucchino non cambia versione. Vedremo.
Intanto è Silvio Show. Ieri in conferenza stampa è sfuggito alle grinfie di un imbarazzatissimo Gianni Letta ed ha affermato che la Sinistra vorrebbe tanto partecipare al bunga bunga. Letta secondo me avrebbe preferito trovarsi in mezzo alle proteste libiche, vista l'espressione inequivocabile.
Stamattina ha fatto due comizi nel giro di poche ore. Il primo dai Repubblicani, perlando di giustizia come solo lui sa fare. Via le intercettazioni, abbasso i giudici, viva me. Il secondo, dai Cristiano-Riformisti, ha riportato in auge la più grande paura di Berlusconi: i comunisti. Vede comunisti dappertutto, al contrario degli elettori della sinistra, che non ne riescono a trovare più nemmeno uno. La scuola pubblica non educherebbe, anzi, sovvertirebbe i propositi educativi delle famiglie. I single non adotteranno mai, e mai, mai saranno riconosciute le coppie omosessuali. Amen.
C'è davvero molto, troppo da ridere. L'uomo più chiacchierato della Terra per le sue liasons indossa la sua miglior faccia da culo e fa la morale a chiunque gli capiti a tiro: insegnanti, omosessuali, single.
Sensa cunissiun.

mercoledì 9 febbraio 2011

SE LO ZAR TI CACCIA A PEDATE

Luke Harding, fino a poche ore fa corrispondente dalla Russia per il Guardian, giornalista navigato già inviato a New Delhi, in Afghanistan e in Iraq, è stato espulso dal paese in cui lavorava.
Persona non grata.
La sua colpa?
L'aver messo come molti altri le mani sui files russi di Wikileaks che, tra le altre cose, definiscono il paese degli Zar "mafioso". Un'altra banalissima verità, una nuova scoperta dell'acqua calda che non ha fatto piacere a Vladimir Putin. Ancor meno deve averlo rallegrato l'intenzione di Harding di pubblicare a breve un libro sull'argomento insieme ad un monumento del giornalismo britannico, David Leigh.
Do svidaniya, сэр Harding.
"Per Lei la Russia è chiusa. Per sempre", pare che siano state le parole pronunciate dal funzionario incaricato di imbarcarlo per il primo aereo per Londra.
Un ritorno alla Guerra Fredda?
E' troppo presto per affermarlo, ma certamente non è un gesto di distensione verso la Perfida Albione, che in questo momento ospita malvolentieri il guru di Wikileaks, protagonista di un processo d'estradizione verso la Svezia.
Non credete mai a nulla finché non sia stato ufficialmente smentito, ha detto Anthony Jay, autore televisivo e scrittore inglese riprendendo Otto Von Bismarck.
L'establishment russo ha bollato i files incriminati come "non meritevoli di commento". Non li ha nemmeno degnati di una smentita. In pratica, li ha definitivamente accreditati.
Il nostro, di establishment, si è agitato un po' troppo nello smentire, confermando tutto quello che le ovvissime, lapalissiane "news" di Wikileaks avrebbero rivelato al mondo: Berlusconi, udite udite, sarebbe un vecchio puttaniere amante delle barzellette, privo di qualunque traccia di serietà.
Nessuno l'avrebbe mai sospettato, vero?
Qualcuno sussurra che Harding è stato fortunato.
Per lui poteva esserci il Trattamento Politkovskaya, o la Cura Litvinienko.
Il segnale però non è incoraggiante.
La natura fondamentalmente anarchica dei rapporti tra gli stati sovrani, inquinata dagli innumerevoli disegni imperialisti dei soliti noti, sta degenerando, ritornando indietro nel tempo: mentre con una mano si cerca di arginare la crisi più devastante mai conosciuta, con l'altra si abbattono pian piano i diritti acquisiti, come quello all'informazione.
E' per questo che il caso Harding è rimarchevole.
E' contemporaneamente la pietra tombale sulla libertà di stampa e sul diritto di cronaca in Russia ed il riproporsi della strategia abusata "Occhio non vede, cuore non duole".
Non puoi fotografare situazioni che non vedi, non puoi raccontare una realtà alla quale non partecipi, farlo vorrebbe dire inventare, e quella si chiama narrativa, non giornalismo. Quelle situazioni, quella realtà, lontane, sfocate, perdono d'importanza a livello internazionale se nessuno ne parla al di fuori di esse. Un'attenzione sempre minore che si traduce in una libertà d'azione totale per il governo di turno, russo, cinese, ugandese; qualunque nazionalità si abbini a quest'assioma, funziona.
Ricordatevi questa giornata, quindi: forse, presto, ci ritroveremo a replicarla.

giovedì 3 febbraio 2011

PENISOLA ITALICA, CALMA PIATTA

Abdelaziz Bouteflika, Presidente dell'Algeria, ha capito meglio di chiunque altro che l'aria che tira per i leader del mondo islamico è brutta, molto brutta.
Non bisogna lasciarsi andare al caos, all'anarchia e agli eccessi, dice, ma il popolo potrà manifestare liberamente. Non nella capitale, non utilizzando contrassegni partitici, ma potrà.
In Egitto la situazione è precipitata definitivamente. La guerra civile è un rischio molto concreto: da un lato gli oppositori del regime, dall'altro i picchiatori di Hosni Mubarak, che stanno massacrando i civili. Il Rais ha dichiarato che morirà in Egitto, forse senza considerare che se andrà avanti così questo potrebbe accadere prima di quanto immagini. La sfumatura più preoccupante in tutto questo è la persecuzione dello straniero, soprattutto se giornalista. La caccia all'uomo è aperta. Tra i primi a farne le spese c'è Daniel Williams, marito di Lucia Annunziata, prima giornalista e poi attivista per i diritti umani, tutt'ora agli arresti.
Anche nello Yemen le proteste impazzano: la capitale Saa'na è teatro di scontri tra le forze governative, a prevalenza sunnita, e quelle sciite.
Italiani, non preoccupatevi. Da noi tutto normale. Tutto uguale a ieri. Si va a puttane, come al solito.

martedì 1 febbraio 2011

A SCUOLA DI PIEMONTE. MA COI VOSTRI SOLDI

Bello. Bellissimo, questo progetto. Già.
L'assessorato di Alberto Cirio cerca di stimolare la mobilità turistica interna con un bando destinato alle scuole: studenti, non uscite dal Piemonte per le vostre gite scolastiche! Dalle elementari al biennio delle superiori, tutta la natura e la cultura di cui avete bisogno è a casa vostra, al massimo ad un paio d'ore d'autobus dalla vostra classe. Viviamo in una regione splendida, godiamocela.
Care maestre, care famiglie, la Regione vi da una mano! Dal 13 gennaio, e per 60 giorni da questa data, potrete inviare la vostra domanda, una per classe; i 150.000 euro stanziati saranno assegnati alle richieste che ricalcano "percorsi formativi ammissibili" secondo il più classico criterio temporale: chi arriva primo, vince.
Il premio può essere di due tipi. Se il viaggio sarà di un giorno solo, il contributo sarà di 150,00 euro per classe; se invece durerà di più, la classe godrà di 150,00 euro per il primo giorno e 50,00 euro dal secondo in poi.
Non sono molti soldi, ma ogni centesimo fa comodo, in un periodo come questo.
Anche allo Stato. Soprattutto allo Stato.
La documentazione da inoltrare alla Regione dev'essere infatti provvista di una marca da bollo da 14,62 euro, somma che, moltiplicata per le 18.656 classi aventi diritto (dati forniti dallo stesso bando), regalerebbe virtualmente allo Stato 272.750 euro. Esatto, 122 mila euro mal contati in più rispetto a quanto stanziato.
Se ne tassano molti quindi, e se ne aiutano pochi, e non le scuole più povere, non i bambini più indigenti, ma quelli con le maestre più veloci; una piccola lotta fratricida nella quale sono comprese anche le classi delle scuole non statali (leggi private).
Dov'è la logica in tutto questo? Non riesco a vederla.
E' un meccanismo così semplice e geniale di mungere il popolino da meritare una menzione speciale su tutti i giornali, e invece niente, nessuno ne parla.
Facciamolo noi, quindi: fate girare l'informazione, scoraggiate le maestre dei vostri figli che sono tentate da questa trappola in carta bollata, e la prossima volta che andate alle urne pensate bene a chi state dando il vostro voto.

venerdì 28 gennaio 2011

NOTIZIE DAL MONDO REALE

Mentre nella Repubblica fondata sul Bunga Bunga si susseguono notizie sensazionali e sempre uguali a loro stesse ("Si dimetta!"; "No, si dimetta lei!"; "Sesso, soldi ed Apicella: ecco le cene del premier"; "Vincere, e vinceremo!"; etc.), il resto del mondo vive situazioni leggermente diverse.
Certamente più serie.
In Uganda uno dei più importanti attivisti per i diritti degli omosessuali, David Kato Kisule, è stato aggredito. L'arma utilizzata per massacrarlo non è stata identificata, ma c'è chi parla di un'ascia, mentre altri credono sia un martello. Kato, un uomo coraggioso e pieno di dignità, è morto in ambulanza, sfigurato, solo. Le autorità neppure li cercano i suoi assassini; la zona è nota per essere frequentata da persone che girano armate di spranghe, si schermiscono. Bisognerebbe domandarsi perché non fosse mai stato protetto da nessuno, vista la presenza del suo nome nella lista di proscrizione degli omosessuali stilata da Rolling Stone.
Questo settimanale, edito con le sovvenzioni della fortissima chiesa evangelica americana ugandese, di orientamento cristiano integralista, è stato in edicola solo per quattro mesi ma è stato il condottiero ideale della campagna d'odio contro la comunità omosessuale. Ha pubblicato foto e nomi di più di cento gay ugandesi, proponendo seccamente al governo Hang them, impiccali.
David Kato Kisule è morto per non aver mai rinunciato a se stesso, perché aveva deciso di combattere fino in fondo una guerra persa in partenza contro l'ignoranza, la superstizione, la disinformazione ed il razzismo in un paese in cui il presidente è lo stesso da 25 anni, i partiti politici non possono fare propaganda e i brogli elettorali sono all'ordine del giorno.
Non ci sono state manifestazioni di solidarietà in Italia, nessuno ha appeso la sua foto dal balcone del Campidoglio: siamo troppo impegnati a preoccuparci di ben altro.
Mi chiedo se i vescovi italiani si riferiscano anche a questo quando chiedono a gran voce di fermare il disastro antropologico, mi piacerebbe sapere perchè il Papa non si pronuncia sul massacro dell'ennesimo cristiano: forse perché non condivide gran parte del messaggio evangelico fondamentale, per l'esattezza i punti amore, fratellanza, uguaglianza?

In Egitto la situazione precipita sempre più: l'accesso ad Internet è stato bloccato, i cellulari non inviano più sms (Vodafone ha eseguito, dichiarando che Le autorità egiziane spiegheranno tutto a tempo debito), dieci giornalisti sono stati arrestati, l'esercito è per strada e la conta dei morti cresce di minuto in minuto. Mohamed El Baradei, che si era candidato a guidare l'Egitto nella transizione dal dopo-Mubarak al nuovo governo, è stato fermato e condotto agli arresti domicialiari. L'Università del Cairo, forse la più prestigiosa del mondo arabo, i cui studenti alimentano la rivolta, è assediata.
Gli Stati Uniti hanno annunciato che l'erogazione degli aiuti sarà destinata o meno a seconda della piega che prenderanno gli eventi, ma Mubarak tace. E rimane dov'è. Insomma, guarda gli altri scannarsi pro o contro di lui e medita il da farsi.
Il comportamento si fa proprio per imitazione: avrà tratto ispirazione dall'uomo che ha protetto la sua presunta nipote dall'onta del carcere?



DAL SITO CORRIERE DELLA SERA, ECCO COSA CI ASPETTA!

Siete pronti? Io ho già preparato le uova marce...


IL PREMIER E IL CASO RUBY: «NON CEDO DI UN MILLIMETRO». E ATTACCA SANTORO

Berlusconi e il Pdl scendono in piazza
contro la «giustizia politicizzata»

Il Pdl cambia: dall'iniziativa nei teatri di 100 città a un unico evento a Milano il 13 febbraio

 Silvio Berlusconi al comizio del 13 dicembre 2009 a Milano (Ansa)
Silvio Berlusconi al comizio del 13 dicembre 2009 a Milano (Ansa)
MILANO - Il prossimo 13 febbraio il Pdl scenderà in piazza per difendere Silvio Berlusconi. Il partito del premier sta infatti preparando una grande manifestazione a Milano alla quale prenderà parte lo stesso presidente del Consiglio. L'obiettivo, spiega un dirigente del partito, «è quello di scendere in piazza per difendere il premier contro la giustizia politicizzata».

DA 100 TEATRI AD UNICO EVENTO A MILANO -Inizialmente era prevista un'iniziativa nei teatri di 100 città, ma il clima politico seguito al «caso Ruby» ha spinto il Cavaliere e il partito a trasformare l'evento in un'unica grande manifestazione che, con tutta probabilità, si terrà in piazza del Duomo. È possibile che in altre città vi siano, contemporaneamente, «manifestazioni spontanee». Una «riunione operativa», spiega una fonte del Pdl, è prevista per venerdì a via dell'Umiltà.

«NON CEDO DI UN MILLIMETRO» - Partecipando alla cena per il compleanno di Micaela Biancofiore, Berlusconi è tornato a parlare del caso Ruby. «Non cedo di un millimetro», avrebbe detto il premier ad alcuni parlamentari Pdl. «Gli italiani sono con me. Tutti devono prendere posizione perché sia chiaro che io non ho fatto nulla di male».

CRITICHE A SANTORO - Nel corso della serata, il Cavaliere non avrebbe risparmiato critiche alla trasmissione Annozero, apostrofandola come «scandalosa», «vergognosa», e sottolineando che «Santoro ha superato tutti i limiti». Berlusconi, secondo quanto hanno riferito alcuni partecipanti, avrebbe criticato duramente i contenuti della trasmissione, interamente basati su «spazzatura e menzogne».




mercoledì 26 gennaio 2011

LA7 CHIAMA ITALIA

Poche parole per La7 e Gad Lerner per l'opportunità che hanno dato al nostro paese questa sera.
Uno spettacolo, anzi, un racconto di verità eccezionale, Ausmerzen di Marco Paolini.
Non mi commuovevo da anni per qualcosa vista in tv, precisamente da quando la Rai trasmise Il racconto del Vajont dello stesso Paolini, in replica, anni orsono.
Spero che l'abbiate visto, che vi abbia sconvolto ed emozionato come ha fatto con me, che anche voi ricordiate il faccino triste ed impertinente di Ernst Lossa, che è morto, ma non si è arreso.
Grazie, grazie davvero a La7, a Gad Lerner e a quello straordinario narratore che è Marco Paolini.


FIRE IN CAIRO

I paesi musulmani del Mediterraneo, i nostri vicini più prossimi, ed al tempo stesso mondi lontani. Mete di vacanza e di latitanza sempreverdi, per noi italiani.
La Tunisia e l'Egitto bruciano di una ritrovata coscienza politica del popolo che alcuni analisti internazionali avvisavano da tempo ma nella quale nessuno sembrava dare vero credito. Studenti, operai, giornalisti, intellettuali e, udite udite, donne, si sono riversati nelle strade di Tunisi e del Cairo a rivendicare diritti della cui mancanza siamo, almeno in parte, direttamente responsabili, come italiani e come europei.
Ben Ali, classe 1936, presidente della Tunisia dal novembre 1987 dopo quello che è passato alla storia come il colpo di stato medico ai danni dell'eroe nazionale Bourguiba, è volato in Arabia Saudita dopo il niet di Malta e dell'Italia.
Esatto, la stessa Italia che ne aveva appoggiato l'ascesa al potere, con Craxi ed Andreotti in prima fila a soffiare il posto ai cugini d'Oltralpe nella corsa al telecomando dell'antico regno di Annibale, avrebbe rimbalzato l'ormai sgradito ex premier tunisino.
Leila Trabelsi, moglie di quest'ultimo, ha invece passato le ultime ore nel suo paese a replicare il comportamento degli ultimi ventitrè anni: derubandolo. Certo, le cassette di sicurezza erano intestate alla sua famiglia, ma il modo in cui sono state riempite e poi svuotate di quella tonnellata e mezza d'oro, il disgustoso dominio dell'allargatissima famiglia presidenziale (pare, soprattutto, del ramo Trabelsi), la corruzione, richiamano alla mente un solo concetto, quel del furto, dell'ennesimo insulto ad un popolo sin troppo paziente per troppo tempo.
In tutti gli anni del dominio Ben Alì nessuna riforma in senso democratico, solo persecuzione degli oppositori e riforme costituzionali ridicole per eliminare il limite di durata del mandato presidenziale.
L'intellighenzia ci ha inculcato per due decenni e più l'idea che la Tunisia fosse un paese moderato, libero, assimilando la sola laicità a questi concetti, trascurando lo smantellamento di molti diritti fondamentali a vantaggio di un'oligarchia a conduzione familiare. Tutto questo perché Ben Alì ha attratto nel suo paese enormi investimenti stranieri, molti italiani, con politiche fiscali vantaggiose per le aziende, insofferenza verso i lavoratori ed un'ospitalità discutibile verso un corrotto contumace oggi celebrato come un pilastro della nostra nazione.
Invece, signori, la Tunisie n'est pas Afef, habituée degli italici salotti, tuttologa catodica di un Maghreb in cui ha trascorso meno della metà della sua vita dorata da figlia di ministro, non certo da popolana.
I tunisini hanno dimostrato al mondo, e soprattutto agli italiani, di non essere solo dei musulmani meno integralisti di altri. Hanno tirato fuori la forza delle disperazione, come quella di chi si da fuoco per protesta perché la polizia gli sequestrato le verdure che cercava di vendere per sfamare i suoi figli, hanno innalzato la dignità al di là dei fucili delle milizie del regime con i sassi, come stanno facendo gli egiziani.
Al Cairo domina dal 1981 Hosni Mubarak che no, non ha parenti chiacchierate in Italia nonostante i crediti millantati da vari personaggi di recente. In compenso può in Egitto due figli degni di nota. Jamal ed 'Alà hanno contribuito a far precipitare il loro paese al 70esimo posto nella classifica della corruzione (non temete, noi teniamo botta con un indegno 45esimo posto) ed il caro padre nei sondaggi.
Mubarak rimane comunque forte presso l'opinione pubblica, è garantista nei confronti delle diverse confessioni religiose, ha contrastato il terrorismo, ha una buona reputazione diplomatica ed è il più accreditato leader arabo, ma i suoi avversari hanno intravisto il rischio non troppo remoto di una successione di padre in figlio. La Siria insegna, perciò hanno colto al balzo la palla lanciata dai tunisini. Anche i lavoratori egiziani vivono tempi molto bui da anni, i servizi sono scarsi, la mobilità sociale bassissima.
Perciò si battono, vanno in piazza, protestano.
Quella che abbiamo di fronte è una questione enorme e complessa, fatta di coraggio, che tunisini ed egiziani ostentano con orgoglio e, perché no, anche con imprudenza, mentre noi, che cosi spesso ci siamo eretti a loro giudici, ci crogioliamo nell'immobilismo del puttanesimo.
Dove fuggirebbe Silvio in caso di rivolta? La domanda sorge spontanea.


(Il titolo, peraltro calzante, è biecamente scopiazzato da una delle mie canzoni preferite: perdonatemi Cure, non ho resistito)

domenica 23 gennaio 2011

BERLUSCONI SIAMO NOI

Ut. Nicole Minetti int. Iris Berardi

Iris: ma ieri? mamma mia...
Nicole: mamma mia, te prego, guarda
Iris: che tristezza
Nicole: eh? si...
Iris: che tristezza, l'Aris ha avuto grandi regaloni
Nicole: si lo so, lo so, lo so, lo so, me l'ha detto
Iris: anche il... dopo regalo?
Nicole: ah si?
Iris: eh...
Nicole: cioè?
Iris: nine
Nicole: ah si?
Iris: nineflowers
Nicole: minchia, sti…
Iris: eh... infatti, vabbé, poi dopo mi diceva che sono rimasti lei e la Barby no?
Nicole: eh.
Iris: che lui la Barby la mandata a dormire
Nicole: non è vero...
Iris: si te lo giuro, me l'ha detto lei oggi
Nicole: non ho capito
Iris: la... me l'ha detto la Aris oggi per telefono... che la Barbara era rimasta a dormire era andata di la in camera con loro, lui invece gli ha dato la buona notte
Nicole: davvero?
Iris: si
Nicole (ride)
Iris: mamma mia
Nicole: agghiacciante...
Iris: uhm... ma comunque che palle, guarda....
Nicole: dai vabbé, non ci pensare tresor
Iris: ma, infatti


Iris: Perchè io sto giro, non ho preso tantissimo, però cavolo!
Uomo: Vabbè, per il momento..., almeno non sei uscita a mani vuote
Iris: Mh! Un cristiano normale lavora sette mesi per prendere quello che ho preso io, mi sa che è un po’ tanto
Uomo: Eh! Ti è andata bene, no?
Iris: Eh?
Uomo: Ti è andata bene?
Iris: Si, però non mi interessava concludere in questo modo, cioè io voglio qualcos'altro, un qualcosa che mi rimane, i soldi vanno e vengono, non me nef...
Uomo: Altro cosa?
Iris: Cioè, è logico che m'interessano, però voglio qualcos'altro, capito? Mh, poi mi viene a dire della macchina, sa bene che non ho la patente. Cioè ok mi regali una macchina, però chi se ne frega non è neanche la macchina il mio obiettivo... che palle! Non so che fare, gli ho fatto sta lettera se non capisce neanche con la lettera come glielo devo dire?
Uomo: Eh! Bo... magari sai..
Iris: Non posso neanche andar là e dirgli: "Ascolta mi servono sti soldi qua perchè., mi sevono duecentomil... cioè non posso neanche dirgli: "Guarda che domani ho bisogno di 200.000 euro per comprare un bar" cioè, mi manderebbe afanculo se faccio ... così
Uomo: E' un pò ' rischioso!
Iris: Cosa?
Uomo: Potrebbe prenderla male
Iris: Non ho capito
Uomo: Ho detto che potrebbe prenderla male
Iris: Eh! Mi sa di si, sicuramente, e quindi io non so, non so come dirglielo, glielo avevo già detto tante volte... scherzando, gliel'ho detto seriamente, poi adesso gli ho fatto sta lettera che secondo me non ha letto, perchè se no mi avrebbe detto: " Ho lettola lettera adesso", però ieri sera m'ha detto così, però cavolo! Così no, non è concludere niente! Che palle, che palle! ho bisogno veramente... cioè non è che ho bisogno veramente, perchè alla fine, voglio dire, c'ho comunque 19 anni, non è che muoio se non ho una casa di proprietà adesso, se non ho un lavoro, però... ci voglio pensare, cavolo! Se non m'aiuta lui chi m'aiuta? Io qua a Milano non conosco nessuno chee.. e poi sicuramente nessuno verrà a bussare alla mia porta a dirmi:" Tieni Iris vieni a fare sto lavoro qua"., io non c'ho voglia di andare a cercarmi un lavoro io così, mi vado a fare un lavoro da 1000 euro? Neanche da 1000 euro, perchè poi coi titoli di studio che ho, se ne guadagno 800, son già tanti!


Iris: (ine.) che tirchieria sta gente! Guarda la lettera che gli ho scritto.
Fabio: eh?
Iris: ascolta cosa gli ho scritto, "amore inizio questa lettera ringraziandoti di cuore per avermi cambiato la vita, sei una persona buonissima, veramente unica, e io ti voglio veramente tanto bene, ho però un forte bisogno di un lavoro perché in casa a non far nulla dalla mattina fino alla sera, avendo io sempre lavorato, impazzisco e anche perché mantengo praticamente tre famiglie, mia madre con la nonna, mio padre con l'altra nonna e ora mia zia che ha due figli e con un lavoro precario di soli 600 euro mensili pagando un affitto di 450 euro, mi vergogno tantissimo a dover sempre chiedere qualcosa, ma non vorrei mai tornare ad andare a letto con persone che non mi piacciono allora mi rivolgo a te capendo perfettamente che siamo in tante e abbiamo tutte delle esigenze, nel caso in cui non potrai aiutarmi, lo capirò benissimo e ti vorrò comunque tanto bene, amore per favore (ride) aiutami a trovare un lavoro o aprire una mia attività per poter essere più indipendente e poter aiutare al meglio la mia famiglia e per avere la possibilità di chiedere un mutuo per una casa che e' uno dei miei sogni più grandi...


Questo non è un affare privato. Non può esserlo perché, nostro malgrado, Silvio Berlusconi è un uomo pubblico. Quella che Massimo Gramellini sulla Stampa ha definito come “morale dell’Uomo Ragno” spiega tutto: da un grande potere derivano grandi responsabilità, ed altrettante rogne. Tra queste, l’impossibilità di avere una vita davvero privata. A meno che questa non sia davvero noiosa e priva di attrattive per giornalisti ed opinione pubblica è difficile non incappare in qualche teleobiettivo indiscreto. Per esempio, Giulio Andreotti era chiacchieratissimo per i baci con i mafiosi, ma nessuno sa che faccia abbiano Livia Danese, sua moglie, o le sue eventuali amanti. Bettino Craxi morì contumace in Tunisia ma si tende a ricordarlo per Tangentopoli o Sigonella, non per Sandra Milo o Moana Pozzi. L’Avvocato Agnelli ebbe decine di amanti, ma cercava di essere il più discreto possibile.
Silvio Berlusconi è stato denunciato al Paese dalla sua stessa moglie come un uomo MALATO. Passerà alla storia come il più grande puttaniere delle storia d’Italia, ma questo è il meno, se permettete.
Alcuni si compiacciono delle presunte prestazioni del caro leader, altri lo invidiano, altri ancora rimangono indifferenti. Ma possiamo rimanere indifferenti a noi stessi? Non credevo fosse possibile, invece lo è. Perché questi siamo NOI, signori.
Pur di sfiorare il mondo falso e dorato che lui stesso ha contribuito a plasmare grazie alle sue televisioni facciamo questo ed altro. Qualcuno ha detto che le donne sono sedute sulla loro fortuna e queste ragazze sono la testimonianza di quanto profondamente si possa investire su se stessi.
Si sbarca a malapena il lunario con i novemila euro frutto di un rapporto sessuale con un vecchietto che ha addosso più trucco di Moira Orfei. Per forza, servivano per comprare nove paia di scarpe nuove.
Si va da Signorini a raccontare la propria infanzia strappalacrime forse inventata di sana pianta pur di non intaccare la già inesistente reputazione del leader.
Si fa un uso così regolare delle parole “privacy” e “rispetto” che le si svuota del loro reale significato, trasformandolo in “far finta di non vedere” ed “accettare tutto indiscriminatamente”.
Non abbiamo permesso a Berlusconi non di cambiarci, semplicemente di peggiorarci. Siamo già così oscenamente pavidi, ignoranti, leccaculo ed approfittatori che a Silvio è bastato calare l’asso di briscola per incastrarci: la telefiga. Il sesso smuove le montagne. Secondo l’epica la guerra di Troia scoppiò per una donna, e da allora in poi non è cambiato granché nella testa degli uomini. Esca, merce di scambio, bottino di guerra, diletto per gli ospiti, consolazione nella vecchiaia, la donna ha assunto talmente tanti ruoli che è impossibile tenerne conto. Questo mercato intorno al premier l’hanno però creato da sole.
Sono loro a chiamarlo perché c’è fame, loro a scrivergli letterine manco fosse Babbo Natale.
Tutto questo non è solo colpa di Berlusconi.
Volendo fare un paragone medico, è come se lui fosse l’AIDS. Ti indebolisce, ti debilita, ma alla fine può essere anche un banale raffreddore ad ammazzarti. Sono le Iris-Rhinovirus, le Nicole-Staphilococcus il vero danno.
Poca gente contrae l’AIDS per fortuna, ma alzi la mano chi non ha mai avuto un raffreddore.
Come fare quando il raffreddore è la ragazza che frequentava la classe accanto alla nostra alle elementari ed oggi indossa completino da infermiera sexy per il premier?
Quando è una dominicana, Suv da centomila euro, figlia di cinque anni al seguito e turpiloquio che farebbe arrossire un marinaio, che minaccia urlando Tu non l’hai mai vista una negra incazzata! ed invoca – mioddio – rispetto?
Quand’è la tua migliore amica dai tempi delle medie, novella maitresse, che ti accompagna ad una festa dalla quale usci disgustata?
Il Berlusconi-pensiero avrebbe potuto essere arginato, senza gente come loro. Banalmente, Berlusconi è lo specchio di una fetta di questo paese, e Vittorio Zucconi ha chiarito perfettamente con una battuta ad Annozero il problema: si stupiscono (all’estero) perché la Nazione non reagisce. Lo vota, anzi, lo rivoterà non appena torneremo alle urne.
Diventiamo come lui, siamo come lui. Leggere le intercettazioni mette i brividi e io le ho lette, da cima a fondo. Madri, padri, fratelli, fidanzati, mariti, tutti svendono figlie, sorelle, fidanzate e mogli per 'a fammigghia, per la robba. Cercare un mestiere che non sia il più antico del mondo non è contemplato. Il vecchio miliardario ingrassato ed imbruttito deve solo sganciare. Il talento che muore soverchiato dalla convenienza, dalla prostituzione, dall’ignoranza, dall’idiozia.

Cosa ci rimane, allora? Resistere, resistere, resistere, finché l'ondata di merda non passerà. E combattere, senza abbassare mai la testa.
Che tristezza, Italia, che tristezza.

Buonanotte.

lunedì 3 gennaio 2011

BUON 2011... LAVORATIVAMENTE PARLANDO

Ciao a tutti e buon anno!
Colgo l'occasione per segnalare il post di un amico

http://ntech.nonsolonotizie.it/archives/22-Cercare-lavoro-su-Internet-roba-da-professionisti.html

che aiuta anche i meno addentri a cercare lavoro su Internet. Personalmente credo che possa essere uno strumento fondamentale, quindi il consiglio è: leggetelo e spargete la voce, gli strumenti consigliati sono comuni ma quanti di voi sanno usarli in modo corretto?

Ciao!

Francesca