Luke Harding, fino a poche ore fa corrispondente dalla Russia per il Guardian, giornalista navigato già inviato a New Delhi, in Afghanistan e in Iraq, è stato espulso dal paese in cui lavorava.
Persona non grata.
La sua colpa?
L'aver messo come molti altri le mani sui files russi di Wikileaks che, tra le altre cose, definiscono il paese degli Zar "mafioso". Un'altra banalissima verità, una nuova scoperta dell'acqua calda che non ha fatto piacere a Vladimir Putin. Ancor meno deve averlo rallegrato l'intenzione di Harding di pubblicare a breve un libro sull'argomento insieme ad un monumento del giornalismo britannico, David Leigh.
Do svidaniya, сэр Harding.
"Per Lei la Russia è chiusa. Per sempre", pare che siano state le parole pronunciate dal funzionario incaricato di imbarcarlo per il primo aereo per Londra.
Un ritorno alla Guerra Fredda?
E' troppo presto per affermarlo, ma certamente non è un gesto di distensione verso la Perfida Albione, che in questo momento ospita malvolentieri il guru di Wikileaks, protagonista di un processo d'estradizione verso la Svezia.
Non credete mai a nulla finché non sia stato ufficialmente smentito, ha detto Anthony Jay, autore televisivo e scrittore inglese riprendendo Otto Von Bismarck.
L'establishment russo ha bollato i files incriminati come "non meritevoli di commento". Non li ha nemmeno degnati di una smentita. In pratica, li ha definitivamente accreditati.
Il nostro, di establishment, si è agitato un po' troppo nello smentire, confermando tutto quello che le ovvissime, lapalissiane "news" di Wikileaks avrebbero rivelato al mondo: Berlusconi, udite udite, sarebbe un vecchio puttaniere amante delle barzellette, privo di qualunque traccia di serietà.
Nessuno l'avrebbe mai sospettato, vero?
Qualcuno sussurra che Harding è stato fortunato.
Per lui poteva esserci il Trattamento Politkovskaya, o la Cura Litvinienko.
Il segnale però non è incoraggiante.
La natura fondamentalmente anarchica dei rapporti tra gli stati sovrani, inquinata dagli innumerevoli disegni imperialisti dei soliti noti, sta degenerando, ritornando indietro nel tempo: mentre con una mano si cerca di arginare la crisi più devastante mai conosciuta, con l'altra si abbattono pian piano i diritti acquisiti, come quello all'informazione.
E' per questo che il caso Harding è rimarchevole.
E' contemporaneamente la pietra tombale sulla libertà di stampa e sul diritto di cronaca in Russia ed il riproporsi della strategia abusata "Occhio non vede, cuore non duole".
Non puoi fotografare situazioni che non vedi, non puoi raccontare una realtà alla quale non partecipi, farlo vorrebbe dire inventare, e quella si chiama narrativa, non giornalismo. Quelle situazioni, quella realtà, lontane, sfocate, perdono d'importanza a livello internazionale se nessuno ne parla al di fuori di esse. Un'attenzione sempre minore che si traduce in una libertà d'azione totale per il governo di turno, russo, cinese, ugandese; qualunque nazionalità si abbini a quest'assioma, funziona.
Ricordatevi questa giornata, quindi: forse, presto, ci ritroveremo a replicarla.
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