domenica 7 novembre 2010

RIMOZIONE FORZATA

Ci siamo.
La crisi di governo è arrivata.
Gianfranco Fini ha de facto ritirato i propri ministri dal Berlusconi IV ed ha dato poche chance al capo del governo: rimetti il mandato e discuti con noi di tutto.
La domanda che mi sono fatta io è: altrimenti?
La situazione, meramente numerica, è quella che segue.

PdL + LN = 293
PD + UdC + IdV + FLI = 302
Misto = 35

PdL + Lega Nord = 161
PD + UdC + IdV + FLI = 148
Misto = 14
Senatori a vita = 6

Di fronte ad un voto di fiducia, Berlusconi dovrebbe sperare nei gruppi misti e nei senatori a vita, e vista la Silvio way of politics la campagna acquisti sarà già iniziata da tempo.
E' impossibile dire se questa è la vera svolta che tanti aspettavano, e forse quello che ha stupito alcuni è che il discorso di Gianfranco Fini avrebbe potuto farlo anche Pierluigi Bersani, con qualche variazione sul tema ovviamente. Va sottolineato però che Fini non è nuovo a questo genere di esternazioni, quindi gli interrogativi sorgono spontanei.
Dov'è stato sinora? Di quale governo pensa di aver fatto parte?
Di quale partito ha contribuito alla fondazione?
Le risposte le conosciamo.
Fini ha pronunciato un messaggo molto chiaro sulla cittadinanza e sui diritti degli immigrati, senza ricordare che l'attuale legge sull'immigrazione porta il suo nome accanto a quello di Umberto Bossi; ha difeso gli amministratori del Sud (bacino di voti storico del vecchio MSI); ha spiegato come la Lega ha convinto il Governo ad utilizzare i Fondi FAS per la favorire i produttori di latte fuori legge pur di rafforzare la propria base elettorale. La Lega Nord è stata indicata come elemento di divisione del paese e come una vera e propria sacca di ignoranza all'interno del Parlamento. Toni pesanti, senza precedenti.
Torno quindi a chiedermi: perchè Fini ha accettato un alleato scomodo come Bossi già nel 2001?
Perché non ha cercato di essere lui il primo consigliere di Silvio Berlusconi, invece di lasciare campo libero alle cene del lunedì ad Arcore, dove il suo posto è stato invece occupato da personaggi di scarso spessore?
In politica, soprattutto quella dei nostri tempi, l'adesione a certe posizioni è questione di opportunismo, non di opportunità.
Conveniva a suo tempo la Bossi-Fini? Sì.
Conveniva quell'aborto legislativo sulle telecomunicazioni che oggi è ricordato come Legge Gasparri? Sì.
Conveniva il Lodo Schifani? Sì.
Andava bene tutto, perché garantiva la partecipazione al potere, potere che Fini aveva soltanto intravisto sino ad allora e che invece dal 2001 al 2006 ha potuto assaporare appieno dalla Farnesina. Senza contare che allora aveva un alleato in maggioranza: è innegabile che all'asse Berlusconi-Bossi si contrapponesse quello Fini-Casini. L'uomo che si è fatto da solo, l'estraneità ai sotterfugi della politica della casta e la rivendicazione pecoreccia d'influenza su Roma ladrona contro la politica di professione frutto di anni di gavetta e militanza. Venuto a mancare Casini, Fini è stato certamente isolato, escluso dalle decisioni che contavano sul serio e relegato nel recinto di chi avrebbe dovuto solo annuire e sorridere alle barzellette del Premier. Fini è stato sul palco durante il congresso fondativo del PdL solo perché era il presidente di AN, non perché Berlusconi intendeva spartire il potere nel partito e nel governo con lui. Berlusconi è un accentratore, un ghe pensi mi, e se Fini sperava di concorrere con lui sul serio dimostrerebbe un'ingenuità che francamente non penso sia plausibile in un uomo della sua esperienza.
Impossibile per uno con la sua storia e la sua competenza politica accondiscendere a tutto questo, quindi ecco la rottura, la richiesta di dimissioni alla quale non tutti credevano si sarebbe arrivati. Molti commentatori avevano prospettato un ricalco del discorso di Mirabello, invece Fini è andato oltre, molto oltre, ha giocato il tutto per tutto e ha delineato una possibile spallata. Penso che gli rimanga solo un ultimo atto di coraggio da compiere, lo stesso che consiglia a Berlusconi: dimettersi. Il suo ruolo istituzionale è fortemente compromesso dal comizio di oggi, non più credibile dopo l'avversione dimostrata al governo e alla sua inconsistenze azione negli ultimi due anni.
Spero che Fini dimostri il buon senso di cui, sono certa, Berlusconi non farà sfoggio.
Le mosse del premier sono facilmente prevedibili, per chi lo conosce: non si dimetterà mai, non cederà mai, si farà piuttosto sfiduciare in Parlamento ma mai se ne andrà di sua sponte.
E sono pronta ad una scommessa: domani, in controtendenza rispetto al resto dei quotidiani della nazione, Libero ed Il Giornale titoleranno anche sulla casa di Montecarlo, oscurando definitivamente il caso Ruby.
E siamo solo all'inizio.