domenica 24 ottobre 2010

Roba da matti

Conoscete la breve novella di Pirandello in cui la signora Frola e il signor Ponza si accusano l'un l'altro di follia?
La signora sostiene che il genero sarebbe gelosissimo e da quattro anni terrebbe la sua povera figlia Tildina segregata in casa, e che sarebbe obbligata a vederla da lontano e darle sue notizie per lettera, attraverso un canestro calato dalla finestra. Dal canto suo, l'uomo afferma che Tildina sarebbe morta da quattro anni, che la donna che convive con lui sarebbe la sua seconda moglie e che solo per pietà si presterebbe al gioco della povera signora impazzita di dolore, fingendosi sua figlia.
Nel suo genio assoluto, Pirandello usò questa metafora per spiegare a suo modo che ognuno di noi avrebbe la sua verità, quella che più preferisce, costruita su misura, e la realtà sarebbe così soggettiva da non esistere al di fuori dell'individuo.
Sembra stia accadendo la stessa cosa in Parlamento.
I deputati e i senatori del PdL ed il ministro Alfano starebbero profondendo i loro sforzi nel fare approvare una legge ad personam che nessuno avrebbe chiesto.
Ma come, direte voi, una legge ad personam non ha un destinatario, anche se apparentemente sembra diretta alla totalità del paese? Certo.
In questo caso non si è nemmeno tentato di dare una parvenza di generalità ed astrattezza alla norma, si fanno i praticamente nomi e cognomi dei destinatari del privilegio, calpestando il Diritto Romano, le consuetudini, la Costituzione, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e via discorrendo.
Questo però è il paese dell'oltre, e si è ovviamente andati oltre la banale violazione del principio del privilegia ne irroganto: il Lodo Alfano ci fa tornare indietro al princeps legibus solutus, e quello che davvero sfiora l'indecenza è che il principe in questione si stupisce, guarda il mondo dal tubo catodico e farfuglia "Ma chi, io?!", come un Ciaula qualunque che scopre la Luna e l'impunità regalata dagli amici di partito. Il principe non ha chiesto niente, e chi ha capito il contrario si è sognato tutto.
Qual è la verità, quindi? Berlusconi è uno dei mali dell'Italia, oppure sono i suoi detrattori a vedere il male dappertutto?
Alla fine della novella, i compaesani dei protagonisti si spaccano la testa per trovare la soluzione: chi è il pazzo tra i due? Chi, seppur nella sua strabiliante normalità di facciata, cova l'insanità mentale? Pirandello non ce lo dice, e volete scommettere? Gran parte degli italiani finirà come i cittadini di Valdana: ignoreranno il tutto o fingeranno di non sapere, come se in casi come questo possano esistere realtà e verità soggettive; il nome del pazzo non sarà mai pronunciato e lo status quo sarà mantenuto.
Così è, se vi pare.


martedì 19 ottobre 2010

Il Dono Alfano

Un lodo da non lodare, questo Lodo Alfano.
Anzitutto perché non è un lodo. Ritengo infatti importante sottolineare con forza, così come è stato fatto lunedì sera all'Infedele, che le parole dovrebbero essere utilizzate nel modo giusto, e non svuotate del loro significato e fruite secondo il proprio comodo.
L'Accademia della Crusca riporta numerose definizioni di questo termine da altrettanti dizionari, e nessuna corrisponde a ciò che è in realtà il cavallo di battaglia del Ministro della Giustizia, cioè una proposta di legge che se approvata diverrebbe una legge ordinaria dello stato.
Sandro Bondi questa sera a Ballarò annaspava, dichiarando che in molti altri paesi esiste una norma simile. Stefano Rodotà, da fine giurista con esperienza internazionale qual è, gli ha fatto notare che non è proprio così e che, soprattutto, l'immunità in quei casi è riservata in via esclusiva al Presidente della Repubblica.
Questo lodo, appunto, del lodo non ha proprio nulla. Non c'è l'arbitrato, non c'è la mediazione, non c'è il compromesso. C'è l'intrallazzo, il favoreggiamento, la copertura, l'inganno, il soverchiamento dei diritti altrui, ma non c'è alcun lodo. C'è il regalo, il favore, l'omaggio definitivo, la legge ad personam principe che i berluscones vogliono tributare al loro leader incontrastato per metterlo definitivamente al sicuro dalla giustizia.
In questo progetto di legge, già approvato dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato, si prevede che il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio, eventualmente parti in un processo, godano di una moratoria del processo stesso, pure in via retroattiva, cioè anche se questo è iniziato prima che fosse assunta la carica, e anche se riguarda affari che esulano dall'esercizio delle funzioni istituzionali.
Un aborto costituzionale, un totale insulto all'articolo 3 della nostra Carta Fondamentale, ma non solo. Oggi si è consumato un altro scandalo, a mio avviso, a cui nessun telegiornale ha dato enfasi.
Dopo averci illustrato metro quadro per metro quadro la casa di Montecarlo, nessuno ha alluso al voltafaccia dei finiani in materia di giustizia e legalità. Gianfranco Fini e i suoi oggi hanno rinnegato tutti i buoni propositi dichiarati durante il patetico divorzio all'italiana che va avanti da un anno e sembrano aver ceduto al diktat berlusconiano: se volete conservare il posto dopo le elezioni, piegatevi (semmai avete raddrizzato la schiena).
Futuro e Libertà delude tutti tranne Berlusconi, e chiarisce il valore chiave nella strategia dei finiani, quello della poltrona. Anche a costo di svendere anche l'ultimo barlume di dignità.

lunedì 18 ottobre 2010

GITA FUORI PORTA CON CADAVERE

C'erano una volta un ex carabiniere, una psicologa, un criminologo ed un conduttore televisivo che scommettevano su chi avesse coperto chi nell'omocidio di una quindicenne pugliese.
Non è l'incipit di una barzelletta. E' il pomeriggio di RaiDue.
L'uccisione di Sarah Scazzi sembra aver ridato vigore alle abitudini voyeuristiche della tv italiana: è vero, Bruno Vespa non ha ancora esposto il plastico del garage di casa Misseri nel salotto buono della tv italiana, ma vedrete, non tarderà.
Dopo la mamma killer Annamaria Franzoni i nuovi miti del momento sono Michele e Sabrina Misseri, un contadino che parla quasi solo pugliese stretto ed una ragazza dall'apparenza assolutamente normale.
Meglio l'erba dei vicini che i vicini di Erba, ma è ancora meglio quella che cresce intorno al pozzo in cui padre e figlia avrebbero gettato la ragazzina dopo averla strangolata e, pare, violentata. Addio anche a Chiara Poggi: il suo sorriso aperto nelle foto della laurea è stato sostituito nell'immaginario italico dallo sguardo timido della ragazzina bionda scomparsa a fine agosto.
In questi giorni Avetrana, settemila anime tra le province di Taranto, Brindisi e Lecce, è l'ombelico del mondo. Pare che altri piccoli comuni abbiano indetto gare d'appalto per omicidi di risonanza nazionale, così, per avere un'attrazione turistica. Non solo perché numerosi giornalisti bivaccano nei dintorni alla ricerca del minimo morboso particolare da riferire ai pubblici di tutte le ore, ma anche per le centinaia, ripeto, cen-ti-na-ia di curiosi che non vedevano l'ora di precipitarsi lì.
Perchè il caso di Sarah è un'altra cosa.
Altro che Annamaria, mamma depressa, altro che Rosa e Olindo, che volevano solo un po' di silenzio, altro che Alberto Stasi, che si diceva fosse stato colto dalla fidanzata a cliccare pedopornografia su Internet.
Qui c'è l'intrigo amoroso con Ivano, il ragazzo conteso dalle due cugine. Come si possono trascurare poi la suspence della saga familiare, l'avventura della presunta fuga, la talpa che ha pubblicato su Facebook le foto del cadavere e, soprattutto, la crudeltà nell'esecuzione dell'omicidio, degna di un Dario Argento in grande spolvero?
"Abbiamo portato i bambini a fare una gita", dichiara un papà.
"Siamo venute a vedere la casa... sì... e cerchiamo indizi!". L'aspirante Miss Marple ha un sorriso estatico ("Oh-Madonna-sono-in-tv!") ed uno sguardo così ebete che lascia intendere che non capirebbe che il marito la tradisce nemmeno se lo beccasse a letto con un'altra.
Tutti novelli Sherlock Holmes, questi italiani.
Tutti interessati alla povera Sarah, tutti pregni di umanità, tutti immedesimati in mamma Concetta, tutti contro il mostro Misseri che crolla come Raskol'nikov davanti agli inquirenti, tutti contro Sabrina, cavalcando l'onda dell'inchiesta in corso.
Sono gli stessi italiani che vedono una donna per terra in una stazione della metro e non solo non si chinano a soccorrerla, ma la schivano, e non chiamano nemmeno il 118. Sono gli stessi che vedono pestare a sangue un tassista, non in piena notte, ma all'ora di pranzo, e a malapena, nella discrezione fornita dalle tapparelle, sussurrano nella cornetta "C'è a terra un uomo privo di vita in largo Caccia Dominioni". Voyeurs, appunto. Guardare e non toccare, spiare e non intervenire.
La tv e i guardoni si alimentano a vicenda: la domanda crea l'offerta, l'offerta crea la domanda. D'altronde, se hai settant'anni e nient'altro da fare, perché non trascorrere il pomeriggio con Milo Infante o con Barbara D'Urso? Perchè un produttore televisivo non dovrebbe spremere fino all'ultima goccia di share un caso del genere? Chissà quando gli ricapita una morte simile. Non ci sono più gli Alfredini Rampi d'una volta, bisogna ingegnarsi, fare dirette inutili dalle Procure anche quando non sta succedendo proprio niente, intervistare un pasticciere di Mottola solo perché una volta, un bel pezzo prima del delitto, ha chattato con Sarah, rivedere fotogramma per fotogramma le dichiarazioni di Sabrina alla stampa.
L'Italia ha problemi enormi, ma il debito pubblico e la legge elettorale non alimentano la depravazione di chi si nutre della disperazione altrui per dimenticare la pochezza della propria esistenza. Pertanto via la Gabanelli, e vai con Avetrana.
Sino al prossimo omicidio.