martedì 8 marzo 2011

NULLA DA FESTEGGIARE

Il fatto che le donne abbiano una festa a loro dedicata implica che il resto dell'anno appartiene a qualcun altro?
Spero di no. L'impressione che i restanti 364 giorni l'anno siano tributati all'uomo però è forte.
E' assurdo che si chiami festa la ricorrenza di un rogo?
Assolutamente sì. Le nascite si festeggiano, le morti al massimo si commemorano. Cum memorare, ovvero ricordare insieme, attività largamente caduta in disuso dalle nostre parti, smarrita chissà dove tra un Grande Fratello ed un TG1 di Minzolini.
E' squallido che gran parte delle donne festeggi questa non festa assistendo ad uno spogliarello maschile?
Mioddio, certo. Se a 26 anni avessi bisogno di pagare un uomo perché si spogli per me a trenta dovrei darmi al bunga bunga. Nello stesso ruolo di Berlusconi, però.
La cosiddetta festa, inoltre, non è nemmeno stata istituita per l'incendio all'industria tessile Cotton: si è adottata solo la data di quella disgrazia, come simbolo, ma la genesi di questa celebrazione è lunga, ed è il risultato di una serie di rivendicazioni sindacali durissime, fondamentali. Si deve ad intellettuali come Rosa Luxemburg e Clara Zetkin della Spartakusbund, la Lega Spartachista, alle lotte senza quartiere nelle fabbriche in cui la maggioranza degli operai era donna e subiva soprusi indecenti.
Il 2011 non ci da grandi motivazioni per essere felici in questa giornata.
Più di una donna su due in Italia non lavora, e se lo fa è destinata a sacrifici enormi. Se non puoi permetterti una tata per i tuoi figli, un aiuto nelle pulizie e nel bucato, una sostituta nel fare la spesa, le tue giornate durano 18 ore.
Se sei donna, devi essere abile nell'arte della menzogna o quantomeno della preveggenza, soprattutto durante i colloqui di lavoro: "Vuole avere bambini?" è una domanda ricorrente quanto scorretta. Se sei single, hai 22 anni e rispondi con un sorriso incerto "A dire il vero al momento non saprei, magari un giorno...", quel magari ti ha fregata. Se invece interloquisci con un "Certo, sono sposata, ho 32 anni e ci stiamo giusto provando" ti sei seppellita con le tue mani.
Se sei donna, devi ricordarti di iscrivere non il tuo bambino, ma il tuo feto, all'asilo nido. Già, perchè il bambino non è ancora nato ma la graduatoria è lunga, gli asili pochi. Quelli pubblici costano un occhio, quelli privati ancor di più, meglio pensarci per tempo e mettersi in coda. Un esserino grande come un panetto di burro, ancora senza un nome, ha già la sua lista d'attesa e la sua quota di debito pubblico sulle spalle.
Se sei donna, sei carina, preparata ed intelligente e riesci a fare un minimo di carriera, chissà a chi l'hai data per farcela. Impossibile che tu ci sia arrivata senza compromessi. O forse sì, ma gli altri non lo sanno, oppure semplicemente non gli importa.
Se sei brutta, non vali niente.
Se sei brutta ed intelligente, sei per forza un'invidiosa, una frustrata senza speranze, una che vorrebbe ma non può.
Se sei una donna e pensi, esprimi le tue idee e non ti uniformi al pensiero unico, sei una specie di pericolo pubblico da neutralizzare con una dose di botulino che ti paralizzi il sorriso e possibilmente i neuroni.
Se sei donna e ti molestano, ti stuprano, ti perseguitano, hai certamente peccato d'induzione in tentazione. Se dalla violenza emerge una gravidanza che non desideravi ed abortisci, non sei più solo una banale peccatrice, vieni promossa ad assassina.
Se sei donna e vuoi fare politica devi affidarti ad un'umiliante quota rosa, non al tuo carisma o alle tue competenze.
Se sei donna e svendi non solo il tuo corpo ma la tua persona, la tua dignità, ad un vecchio imprenditore pervertito indebitamente prestato alla politica, sei da comprendere, hai certamente avuto un'infanzia difficile, sei seduta sulla tua fortuna, non fai nulla di male, fai un lavoro come un altro, sei una splendida persona, intelligente preparata e seria (cit.).
Per questi, e per mille altri motivi, mi e vi chiedo: donne italiane, si può sapere che accidenti avete da festeggiare?

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