domenica 1 dicembre 2013
TOO YOUNG TO DIE. FAREWELL TO THE FAST AND FURIOUS STAR, PAUL WALKER
lunedì 21 ottobre 2013
LETTERA A GIORGIO AIRAUDO
Gentile On. Airaudo,
le scrivo a seguito del nostro scambio di questa mattina su Twitter, lieta che abbia accettato di confrontarsi, al contrario di chi pensa che i social network possano essere un mezzo di comunicazione univoco come la tv e non sprecano il proprio tempo rispondendo a questo e quello.
Mi presento, in breve: sono Francesca, ho 29 anni e lavoro da quando ho finito le superiori. Mi sono laureata e “masterizzata” lavorando tutto il giorno, e ho fatto mille mestieri diversi – alcuni dei quali considerati “privilegiati”, come quelli in banca e in assicurazione – e sono ancora oggi un tempo determinato. Vorrei raccontarle, da precaria quale sono, qual è la percezione che molti giovani nella mia situazione hanno oggi del sindacato. Non si tratta ovviamente di un attacco alla sua persona, bensì di una serie di impressioni maturate in dieci anni di lavoro. Ovviamente ho conosciuto anche sindacalisti profondamente impegnati, calati nel ruolo e spesso in difficoltà nello spiegare ai lavoratori le decisioni prese dal proprio sindacato. Erano i delegati a me più vicini, che conoscevano il disagio quotidiano e sapevano cosa non andava. Erano quelli senza alcun potere nel sindacato, quelli che ascoltavano ogni giorno tutte le rimostranze possibili e se ne facevano portavoce. Al tempo stesso, ho avuto modo di trovarmi davanti anche altro.
Ho visto sindacalisti sparire dall’ufficio per giornate intere in permesso sindacale per andare a fare gli affari propri.
Ho visto sindacalisti sponsorizzare con successo notori fagnani (lei è piemontese e capirà) per far ottenere loro promozioni ed avanzamenti di carriera.
Ho visto sindacalisti fare carriera a loro volta, quando un tempo chi si spendeva nel sindacato sapeva che non avrebbe avuto vita facile.
Ho visto sindacalisti sbracciarsi in difesa degli abbonati alla mutua e per quelli che facevano bollare il cartellino dai colleghi.
Ho visto sindacalisti che all’inizio dei contratti venivano a suggerire “Non iscriverti al sindacato, potrebbe metterti in cattiva luce agli occhi della Compagnia”.
Ho visto sindacalisti plaudere a piani di riorganizzazione aziendale ignoti al resto del mondo, di quelli che “non sappiamo che fine faremo”, dicendo ai colleghi “State tranquilli, siamo in buone mani”.
Ho visto e sentito sindacalisti, nella fattispecie un delegato di rilievo nazionale di CGIL assicurativi, rispondermi “Lo sapevi quando sei stata assunta che il tuo contratto era a tempo determinato, quindi adesso di che ti lamenti?” Ovviamente su Torino non c’è stato nessuna trasformazione a tempo indeterminato.
Ho visto i sindacati impegnarsi per rendere impossibile licenziare fannulloni conclamati e in malafede nel settore pubblico.
Ho visto i sindacati opporsi all’impiego di stagisti desiderosi di imparare nelle redazioni dei giornali perché “prima devono trovare collocazione gli iscritti all’ordine ad oggi disoccupati”.
Ho visto i sindacati battersi contro la detassazione degli straordinari in un anno in cui ne avevo fatti moltissimi e non riuscivo a crederci.
Vedo i sindacalisti cancellare il concetto di meritocrazia quotidianamente, insieme ai governi che si sono succeduti, ai partiti e al complesso delle pubbliche istituzioni di questo paese, abbassando sempre di più l’asticella a scapito di chi vorrebbe provare a crescere mettendoci prima d’ogni cosa sudore e impegno. Sembra che si vogliano garantire le stesse condizioni all’arrivo e non in partenza, e questo è sbagliato da talmente tanti punti di vista che nessuno sano di mente potrebbe comprendere come sia possibile, consciamente o meno, mirare ad un simile obiettivo.
Vedo i sindacati cercare di garantire soprattutto i già ampiamente garantiti. Posto che ormai il tempo indeterminato è una chimera, possiamo almeno cercare di azzerare i tempi tra un contratto e l'altro, in modo che flessibilità per noi non voglia dire solo "piegarsi" nell'accezione peggiore del termine?
Vedo i sindacati incassare centinaia di milioni di euro all’anno in tessere, non so dove vanno a finire tutti quei soldi e non posso fare a meno di chiedermelo.
Non vedo sindacalisti opporsi alle nuove schiavitù, per esempio alle “collaborazioni” da 15 ore al giorno non pagate negli studi di fior di professionisti, non li vedo più fare uno sciopero che abbia senso – tre ore oggi con la CGIL, quattro ore venerdì con UIL, mezza giornata giovedì i COBAS, tutto per non ottenere un tubo – nemmeno per le cose davvero importanti, non li vedo fare proposte di legge per abolire un’ingiustizia come i costi scandalosi per l’unificazione dei contributi, e questi sono solo alcuni esempi. In compenso vedo una decadenza senza pari, li vedo fare la fila per entrare in Parlamento, come se quello fosse l’approdo naturale di un sindacalista di carriera che ha dimenticato cosa fanno colletti bianchi e blu, preferendo il ben più morbido e confortevole cashmere rosso.
Come avrà capito, mi mancano solo le navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione e poi avrò visto davvero di tutto.
Sono di Sinistra e vedere tutto questo mi provoca un dolore enorme. Sono tra quei giovani che vogliono andarsene, Onorevole, perché rebus sic stantibus, con degli amici del genere, sindacati, partiti, governi, noi giovani non abbiamo bisogno di nemici.
Mi creda: questo davvero non è un attacco alla Sua persona, tengo a ripeterlo. Sono certa della sua buona fede e della sua volontà di cambiare le cose secondo quelli che sono i suoi ideali e le sue prospettive. Ho solo deciso di smettere di lamentarmi e di provare a dire cosa non va. Non costa nulla, e se lo facessimo in tanti forse potrebbe cambiare tutto.
Un saluto
Francesca Papasergi
LA GENTILEZZA DEGLI ESTRANEI (E ALTRE COSE CHE HO IMPARATO IN AMERICA)
lunedì 7 ottobre 2013
IT'S (NOT) ALWAYS SUNNY IN PHILADELPHIA
domenica 6 ottobre 2013
AUTUMN IN NEW YORK #3
lunedì 30 settembre 2013
AUTUMN IN NEW YORK #2
martedì 27 agosto 2013
TAKE ACTION!
giovedì 14 marzo 2013
NOBODY EXPECTS THE MEXICAN STANDOFF
Nobody expects the Mexican standoff, then, but this time it was predictable, in spite of pollsters and electoral gurus.
What happens when you have to govern and bind all these different political ideals together? What's up when the problematic, young amateur must find a harmony durable enough to guarantee stability for fundamental reforms?
martedì 12 marzo 2013
PRO ELIGENDO ROMANO PONTEFICE
In the next few days, new Pope's name will be the core business of every journalist in the world. Joseph Ratziger's resignation was shocking but not unexpected, or so they say, and these moments will decide the future of Sancta Romana Ecclesia.
We have to remember that the Vatican City is an elective monarchy, like the ancient Holy Roman Empire.
Nobody understands the importance of the election of a Pope better than an Italian citizen. Given the medieval approach of our Parliament to primary, unsolved civil instances, along with the continous interferences in Italian affairs by Roman Church, I am quite sure that the identity of Christ's vicar on Earth can determine the address of fundamental Italian policies on euthanasia, abortion and some branches of scientific research, not to mention taxes and welfare reforms.
We all know what Catholic Church desperately needs: an innovator. He will be in charge of great commitments: bringing people back to churches, reaffirming universal, essential values that belong to entire humanity, no matter what religion people follow, and destroying the seed of obscurantism in his own institution. The lack of honesty within pedophilia issues, financial and economic scaldals and the distances between Roman prelates and common people are just some fields in which he must play from the very first moment of his office.
I know my opinion is irrelevant, but I support the election of Sean Patrick O'Malley, Archbishop of Boston. He faced the pedophilia aftermath in his diocese but, most of all, he's a Franciscan. And God knows how we need another imitator Christi in these cruel, merciless times.
martedì 26 febbraio 2013
DO YOU HAVE THE TIME TO LISTEN TO ME WHINE?
sabato 23 febbraio 2013
IT'S POLITICS, BABY
I'll try to translate it as soon as possible :)
http://www.politicalcommunicationmonitor.eu/contenuto/programmi-elettorali-2013-europa-debito-pubblico-famiglia-giustizia-ambiente-cosa-differen
domenica 27 gennaio 2013
PIU' POP DI COSI': LA POLITICA DEI FANDOM
Alla vigilia del dibattito televisivo a cinque, chi si occupa di comunicazione per il Partito Democratico sembrava aver intuito i benefici che un messaggio virale poteva portare alle elezioni primarie. La foto degli improbabili Fantastici 5 aveva scatenato commenti e freddure, ma aveva colpito nel segno: aveva solleticato la curiosità anche di chi, normalmente, non si sarebbe interessato alle primarie del PD. Sulla scia della candidatura di Bruno Tabacci-Silver Surfer alla stessa competizione elettorale, erano nati i Marxisti per Tabacci, una deliziosa contraddizione in termini che ha regalato al candidato centrista una popolarità e una connotazione ironica in cui forse neppure sperava.
I Marxisti per Tabacci hanno fatto scuola. Siamo la Gente il Potere ci temono, Feudalesimo e Libertà, Cashmere e Martello: sono solo alcuni dei partiti finti creati ad arte per ridere di quelli veri, e rappresentano la punta dell'iceberg di una satira politica diversa, ugualmente pungente, concentrata sui social network ma sempre più spesso oggetto di riferimenti anche offline (ricordate il ringraziamento di Bersani ai Marxisti per Tabacci subito dopo la vittoria delle primarie?).
La capacità di produrre contenuti in piena autonomia, la sensibilità politica e la commistione con la cultura pop e le subculture nate sulla scia del successo di alcuni telefilm si fondono, regalandoci un termometro elettorale particolare.
I new media ci permettono di evidenziare ed analizzare l'aspetto politico delle culture partecipative, e da questo culture jamming emerge un quadro nuovo sulle culture convergenti in Italia. Parallelamente alla discussione politica "seria" regna sovrano il desiderio di sdrammatizzare e di portare la politica nella propria dimensione, invece di permettere il contrario: grazie ai social network e alle competenze tecniche si rende fruibile e, perché no, ridicola una parte della vita pubblica che purtroppo delude.
Il bellissimo Neal Caffrey, esperto di truffe, falsificazioni, furti d'opere d'arte e frodi passato dall'altra parte della barricata, si propone un unico obiettivo: privare i parlamentari dei loro esosi stipendi. Il programma non sembra molto articolato, ma Neal rischia di avere più successo del previsto.
Come faranno le signore a non cedere alla tentazione di votare un personaggio tanto irresistibile?
Michael Knight vuole dare un taglio secco ai privilegi della politica ed eliminare le auto blu.
Meglio sostituirle con vetture parlanti, più intelligenti del conducente, sempre e comunque schierate dalla parte del bene.
Jessica Fletcher è una donna di cultura. Insegnante in pensione, scrittrice di gialli, simpatica, altruista e dal profondo senso di giustizia, ha una dote innata di cui non sembra capacitarsi: ovunque lei vada, si verifica un omicidio. Il successo della sua lista sembra scontato: solo lei può dimezzare il numero dei parlamentari senza fatica nel giro di qualche puntata.
Avete a cuore la piaga della malasanità?
Vorreste rimediare ai disastri combinati da chi è passato prima di voi?
Lasciatevi curare da Derek Shepherd. Il Dottor Stranamore di Grey's Anatomy è un grande neurochirurgo e non esita ad eseguire operazioni pro bono su persone poco abbienti.
Di opinione diversa il Dottor Christian Troy di Nip/Tuck: la politica ha bisogno di facce nuove, e lui ha le competenze per accontentare le richieste degli italiani.
Non ne potete più di dilettanti che vi prosciugano le tasche come un vampiro farebbe col vostro sangue?
Ne avete le scatole piene di tutte queste tasse? Votate per Damon Salvatore, affascinante vampiro che interverrà sul cuneo fiscale e abbasserà le tasse per le famiglie, soprattutto per quelle complicate come la sua.
Sheldon Cooper rappresenta una scelta di campo: privilegiare alcune parti del territorio e una categoria ben precisa: i nerd, componente fondamentale della Lega Nerd.
Parola d'ordine del movimento: BAZINGA!
Gli isolani di Lost vogliono permettere agli italiani all'estero di votare.
Avete un amico in Erasmus arrabbiato perché la procedura per il voto all'estero è macchinosa e assurda? Un vostro cugino dal Canada si lamenta delle assurdità della burocrazia italiana?
Date il vostro voto a Locke e compagni.
Sarà un bellissimo esperimento democratico.
Al termine di questa breve carrellata non poteva che esserci lui: Chuck Norris, il primo personaggio pubblico dopo Gesù Cristo a cui sono riconosciute gesta mirabolanti perché... perché lui è Chuck Norris. Punto.
Visto che lui è colui che è, non sale in politica.
Chuck non scende in campo. Solleva la terra.
E voi lo voterete, vero? Immaginavo. ;)
Un ringraziamento particolare va alla pagina Telefilm Mania e agli autori dei manifesti elettorali: qui potrete trovare la carrellata completa e i nomi di chi li ha creati.