domenica 6 ottobre 2013

AUTUMN IN NEW YORK #3

Chi passa la notte nei ricoveri per senzatetto, in stazione o rannicchiato in un vecchio cartone sul marciapiede non ama farsi fotografare, e rubare uno scatto da lontano sarebbe scorretto, per questo non troverete foto in questo post. Molti però accettano di fare due chiacchiere e raccontare come sono finiti a vivere la propria vita un quarto di dollaro alla volta. I loro trascorsi sono spesso sfortunati: nella maggior parte dei casi sono segnati dalle più diverse dipendenze, alcool, droga, gioco. Spesso si tratta di persone che hanno perso tutto insieme al lavoro, a volte di ragazzi che a NY non hanno trovato la fortuna che speravano e vogliono tornare a casa. Alcuni altri hanno scelto di vivere così.
Anna Maria, per esempio, ha 72 anni ed è arrivata qui dall'Italia quando ne aveva 39, senza istruzione e senza aspirazioni che andassero oltre il trovare un lavoro in fretta. Ha lavorato in una lavanderia fino ad agosto dello scorso anno, mese in cui si è rotta un piede. "La guarigione è stata molto lenta e quando sono tornata avevano trovato un rimpiazzo più giovane. Non mi volevano più. Sono sola qui, non ho nessun parente, i mariti delle mie amiche non mi vogliono in casa. I risparmi sono finiti in fretta, l'assegno mensile non basta per pagare l'affitto e la strada mi sembrava la soluzione migliore. L'inverno che sta per arrivare sarà il mio primo da senzatetto per me. Non so cosa fare". 
Jason ha 23 anni, ma ne dimostra a malapena 15. Ha ancora l'acne ed è magro da far spavento, ma è allegro. L'essere giovane lo aiuta ad avere comunque fiducia nelle sue possibilità. Espone un cartello: MI MANCANO SOLO 3 DOLLARI PER ANDARE A CASA! Gliene do cinque, lui scatta in piedi e mi abbraccia. Gli chiedo dov'è casa, per lui. "Nel glorioso stato dell'Indiana, sweetie. Stavolta non mi è andata bene a New York. Il proprietario dell'appartamento che avevo trovato su Craiglist mi ha fregato 2.500 verdoni, peccato che non ci fosse nessun appartamento. Però giuro che torno, è solo questione di tempo". Insiste per lasciarmi il suo numero di cellulare e l'indirizzo di casa: "Se decidi di fare un salto nell'Indiana, fatti sentire. Non faccio mica il barbone da quelle parti. Ti porto a mangiare un hamburger fantastico". 
Kenny ha 53 anni, è un afroamericano altissimo, così massiccio da dare l'idea di poter facilmente abbattere un grattacielo a mani nude, ma i suoi denti sono a pezzi e la sua pelle è in condizioni pietose. È un fumatore di crack. "Io sono di qui, sai? Sono nato e cresciuto a Yonkers, io. Mica come questi tassisti pakistani o indiani. Io non avevo bisogno di guardare la cartina, quando guidavo il mio taxi". E perché non fai più il tassista, gli chiedo. "Mi hanno beccato a guidare completamente strafatto. Niente lavoro, niente casa, niente di niente. Questa città sa essere veramente una stronza, ma se stai pensando di venire a vivere qui, e vuoi lavorare... È ancora il posto migliore in America". 

(CONTINUA)

Nessun commento:

Posta un commento

Se decidi di lasciare un commento sii rispettoso dell'opinione altrui ed educato nel linguaggio :)