martedì 29 marzo 2011

SE VOI FOSTE IL GIUDICE

L'Italia è una nazione di avvocati, attori e convenuti, il paese del "Le faccio causa!"
Nel 2009 il Consiglio Nazionale Forense dichiarava la presenza di ben 213.081 legali nel Bel Paese. Per non parlare del numero di processi pendenti, non solo a causa dell'inettitudine vera o presunta dei Tribunali ma anche della futilità delle ragioni per cui vi si giunge.
Gli italiani sono così affezionati al dibattimento da sentire il bisogno di averlo sempre a portata di mano, Un giorno in pretura, Verdetto finale, fiction invase da avvocati e togati. Persino La Settimana Enigmistica mette il lettore sullo scranno più alto del tribunale.
E' palese, in tv il contraddittorio giudiziario è un evergreen, e anche le tv del Premier da anni fanno compagnia agli italiani con Forum. Alla conduzione si sono alternate varie signore del tubo catodico: Catherine Spaak, Paola Perego e la sempiterna Rita Dalla Chiesa, attuale padrona di casa con un residuato de I ragazzi della 3 C, Fabrizio Bracconeri, ed un semisconosciuto, Marco Senise. La trasmissione del 25 marzo scorso rappresenta, secondo il mio modesto parere, una delle più gigantesche manifestazioni del soft power berlusconiano da quando questo è entrato in politica.
E' un programma che a prima vista pare insignificante, ma non lo è: è molto seguito dagli anziani e dalle casalinghe, fasce tra le quali si annoverano moltissimi elettori di Berlusconi.
L'effetto che ciò può aver avuto su molti telespettatori è riconducibile alla Legge di Thomas: in breve, essa spiega che un fenomeno è creduto vero nella misura in cui è percepito come tale. Banalizzando, non importa se un tizio che somiglia a Clark Kent non sa volare, se la sua vicina di casa pensa che lui sia Superman darà per assodata la sua capacità di farlo sino ad una plateale prova contraria.
L'argomento della puntata* non è casuale, la data della messa in onda nemmeno.
Tra il 25 marzo e il secondo anniversario del terremoto in Abruzzo ci sono meno di due settimane, e la ricorrenza del 6 aprile sarà certamente ripresa dei media.
Meglio ricordare agli elettori, agli italiani, che le cose all'Aquila sono a posto, così a posto che una signora che ha delle "botte di positività" vuole riaprire la propria attività, perché "hanno riaperto tutti, manca solo la mia!" e "tutti hanno le case coi giardini e coi garage". Marina, la finta aquilana in questione ha uno scatto d'orgoglio. "La terremotata afflitta non la voglio fare!": chiede a Gualtiero, il finto ex marito impiegato statale con la perversione per il risparmio, di finanziare la riapertura del suo negozio di abiti da sposa. Questi si oppone dicendo che c'è crisi, che a L'Aquila gli affari non girano più, ma ovviamente è un pauroso, un pessimista (comunista?).
Una figurante dal pubblico prova a ribattere alle bugie, ma viene zittita dal mantra "case, giardini, garage e macchine" di Marina.
Risalta particolarmente il tono di scherno con cui quest'ultima quale si rivolge a Gualtiero, reo di essere un dipendente pubblico, apostrofato con il disgusto che si userebbe ad un parassita. Uno col cui stipendio ci si pagano appena le bollette, che non è nulla in confronto all'imprenditrice rampante che non vede l'ora di rimettersi in piedi.
Il giudice ha dato ragione alla moglie, ma a chi interessa davvero dopo lo spettacolo osceno a sui si è assistito? Gli aquilani si accorgono dell'imbroglio, quella tizia non la conosce proprio nessuno, e poi che si inventa?
Il loro sdegno arriva forte e chiaro.
Da troppo tempo cercano di rialzare la testa come la fantomatica Marina, ma di ricostruzione nemmeno l'ombra, l'economia locale non riparte, non si riesce a riaprire gran parte delle attività.
La mistificazione e la propaganda, corroborate dal conflitto d'interessi, hanno raggiunto il loro apice in una piccola trasmissione televisiva, e c'è da chiedersi quante vittime abbia fatto in termini cerebrali.
Quanta gente può "ammorbidire" una puntata di Forum? Boh.
Quante casalinghe di Voghera credono che sia tutto vero? Ce ne sono, e tante.
Quante può impressionarne positivamente? Molte, con case, giardini, garage e macchine.
Quanto leggono queste persone, quanto si informano oltre la tv? Poco, pochissimo.
Qual è il livello culturale di chi guarda questo genere di programmi, e quanto è proporzionalmente rilevante a livello elettorale? Tristemente scadente, molto rilevante.
Quanto hanno inciso le reti Mediaset nel piallare verso il basso le passioni e gli svaghi degli italiani? Alcuni dicono molto.
Chi condannereste per parecchi di questi capi d'imputazione se non Berlusconi e gli italiani stessi, se voi foste il giudice?
La seduta è tolta, buonanotte.




*Avvertenza: è il link alla puntata di Forum di cui si è discusso. Fossi in voi, prima di premere play, mi accerterei di avere a portata di mano un secchio per il vomito. Il conato è garantito.

mercoledì 23 marzo 2011

LE DISAVVENTURE DELLA SIGNORA GARNERO

Ah, l'Italia.
Paese di santi, poeti, navigatori e sottosegretari.
Come Daniela Santanché, donna camaleontica a partire dalle generalità: il matrimonio col chirurgo estetico Paolo Santanché è stato annullato dalla Sacra Rota. Non risulta che si sia risposata, ma appare curioso che nonostante il pronunciamento del tribunale ecclesiastico utilizzi ancora il cognome del suo primo e sinora unico marito.
Si sa, l'accento finale alla francese è più fescion.
In AN a vario titolo dal 1995 al 2007, poi portavoce e candidata premier per La Destra, in seguito leader del Movimento per l'Italia, oggi de facto nel PdL, ha avuto una carriera politica in continua ascesa grazie ad un trasformismo eccellente.
Una prova?
"Le donne italiane devono avere la percezione che per Silvio Berlusconi le donne sono in posizione orizzontale e non verticale", diceva nell'aprile 2008.
Il 13 febbraio scorso ha dichiarato invece: "In piazza oggi non una manifestazione delle donne ma di una parte di donne, che come unico obiettivo hanno quello di mandare a casa Silvio Berlusconi [...] donne che, ancora nel terzo millennio sanno solo essere strumento di uomini. Peccato che a farle scendere in piazza sia solo l'odio nei confronti di un uomo e non l'amore per le donne stesse, che invece ritornano alla categoria delle donne per bene e delle donne per male, a seconda della loro appartenenza a una parte politica".
Pecca d'incoerenza, la signora Garnero (così è registrata all'anagrafe di Cuneo), e spesso.
Proprio lei, che difende la riforma Gelmini a spada tratta indicandola come esempio di meritocrazia e taglio agli sprechi, ha aggiunto una postilla di pura invenzione al curriculum: Master alla SDA Bocconi.
Una nota che spicca, certo, ma completamente falsa.
Questo è quanto sostiene la stessa Bocconi, che le lancia comunque un salvagente: "Abbiamo verificato e dalla nostra banca dati degli ex studenti non risulta che Daniela Santanchè abbia frequentato un nostro master. Non possiamo escludere, ma non abbiamo modo di verificare, che abbia frequentato un corso breve. [...] (la Sda) organizza di continuo seminari di aggiornamento per manager che durano uno o più giornate, e di queste decine di migliaia di persone non conserva traccia, [...] ma non possono essere certo confusi con un master".
Master in che cosa, poi? MBA? Marketing e Comunicazione? General Management? Public Management? Non ci è dato saperlo.
Il mistero s'infittisce quando la signora Garnero accusa il settimanale Oggi, che ha portato alla luce il fatto, di diffamazione. Accuse ridicole, si difende. L'attestato è andato perso durante un trasloco: chiunque altro lo terrebbe in bella vista in salotto, ma lei no. Che altro aspettarsi da una donna così discreta?
Il dado è tratto, ora sta alla signora Garnero dimostrarsi la mujer vertical che sosteneva essere, in ogni senso, sino a poco tempo fa. Cosa farà se l'attestato non salterà fuori e il professor Carlo Brugnoli non ricorderà di averla mai vista?
La decenza e la meritocrazia, quella vera, mica quella gelminiana, gridano già dimissioni.
La signora Garnero, come suo solito, forse griderà e basta.

martedì 22 marzo 2011

SILVIO SOTTO LA MOLE (DI PROTESTE)

Silvio Berlusconi oggi è stato a Torino per presentare Michele Coppola, il candidato a sindaco del PdL alle prossime comunali.
Omino di plastica in puro stile PdL, di bella presenza e dalla comunicazione accattivante (ricordate i suoi manifesti elettorali alle regionali? Su le mani, come in discoteca), Coppola è in Forza Italia sin dai primordi del partito. I maligni sussurrano che sia la moglie Emanuela Riccio "quella coi soldi", ma il premier in persona si è scomodato per lui e questo qualcosa deve pur significare.
Presente ma non troppo su FB e su Twitter, il suo sito è ancora una banale vetrina.
Quello dello smunto Piero Fassino, a cui un sostenitore di Coppola vorrebbe lasciare, cito letteralmente dal gruppo ufficiale su FB, il testimonial delle campagne per la fame nel mondo, è zeppo d'informazioni, per non parlare della campagna elettorale "fatta in casa" ma mai invadente o di cattivo gusto del Movimento 5 Stelle con Vittorio Bertola, un nome che nel mondo di Internet è una garanzia, visto che lo conoce come le sue tasche. Probabilmente non sono belli da vedere e non hanno celebrato un matrimonio fescion, ma al contrario del pubblicitario rampante sono on line, eccome.
Non sottovaluto di certo Coppola, anzi, lo temo. Fassino ha avuto un grande successo alle primarie, ma Coppola è giovane e non vive a Roma da vent'anni, è più legato alla storia recente del territorio.
Non penso che Torino sposterà l'ago della bilancia a destra nel dopo-Chiamparino, ma spero che nessuno prenda sottogamba Coppola.
Un contestatissimo Berlusconi, nell'introdurlo ai torinesi, ha fatto il suo show e ha dimostrato che in testa ha sempre e solo una cosa.
C'e' bisogno di una scopa nuova, che scopi meglio, ha detto.
Il solito comico, insomma, che in serata a cena col fior fiore dell'imprenditoria torinese è passato dall'arrapato al commosso. Sono addolorato per Gheddafi e mi dispiace. Quello che accade in Libia mi colpisce personalmente.
Un controsenso vivente, perlomeno leggermente confuso, vista la situazione internazionale.
Non vedo l'ora di sentire la smentita per bocca del ministro La Russa, nel suo gergo militare maccheronico.
Berlusconi intendeva dire non siamo in Libia per fare del male a Gheddafi perché abbiamo dato solo assetti, quindi aerei anti radiazioni (prendete nota, è il business del futuro, il Giappone e l'Ucraina ce li pagherebbero a peso d'oro).
Riesco ad immaginare anche la risposta di Gheddafi: Io quello lì non l'ho mai visto, è tutta un'invenzione dei giudici comunisti.

martedì 15 marzo 2011

UN DRINK CON IL TROTA

Durante la riunione del consiglio regionale lombardo di oggi i componenti leghisti di quell'emiciclo hanno deciso di prendere chi un caffé, chi un cordiale, chi un digestivo.
Peccato che la buvette del Pirellone non serva anche lassativi on the rocks, vista la ragione della migrazione verde dall'aula consiliare al bar.
Mentre il Trota e il suo banco brindavano (si sussurra che si facessero gli auguri ad uno scorfano fortunato, a cui una bella ricciola aveva fatto gli occhi di triglia) gli altri dentro ascoltavano e cantavano, mano sul cuore, l'Inno di Mameli.
L'ennesima bravata dei soliti leghisti? Sicuramente l'ennesima, certamente non l'ultima.
Se questo fosse accaduto in un paese normale, popolato da cervelli non anestetizzati, ci sarebbe stata una reazione forte.
Se un gruppo di parlamentari "scettici" dello Stato di New York si fosse assentato volontariamente durante la riproduzione di The Star-Spangled Banner, il resto del parlamento di quello stato avrebbe chiesto conto di quest'azione. Se fosse accaduto alla House of Representatives l'indignazione sarebbe stata dell'intera nazione americana.
In Francia ci sarebbe stato un apriti cielo generale.
In Italia tutto questo viene accolto con parziale indifferenza, come una manifestazione folkloristica qualunque.
Possiamo declinare sempre come folklore le azioni di chi da anni disprezza l'unità nazionale e l'idea stessa di nazione? Sì? Bene.
Direi di proseguire sulla medesima linea ed affidare a Cetto La Qualunque la carica di Presidente del Consiglio, a Palmiro Cangini il Ministero degli Affari Esteri e al cumenda Roberto Mercandalli il sottosegretariato al commercio estero.
Ciliegina sulla torta di questo quadro istituzionale comico?
Silvio Berlusconi Presidente della Repubblica, of course. Da far ridere persino le trote.

IL CORAGGIO DI HOLLY E BENJI

Holly gioca la partita decisiva con una spalla distrutta, Julian Ross rischia l'infarto in campo per la stessa ragione, Bruce Harper prende pallonate in faccia di continuo per evitare i gol di Mark Lenders.
Seiya di Pegasus è pronto a dare la sua vita per la dea Atena, e come lui i suoi amici, che mettono da parte la corsa personale all'armatura d'oro per difendere la Terra.
Mila Azuki è una grande pallavolista, e va oltre l'invidia verso chi è più brava: l'ammira, e glielo fa sapere.
Spike Spiegel va incontro alla sua fine senza opporre una reale resistenza, perché Julia è morta, niente ha più senso ormai.
Kira non usa il Death Note con cattivi presupposti, cerca di rendere il mondo un posto migliore liberandolo dalla criminalità.
Goemon Ishikawa, compare di Lupin III, è il discendente fittizio di un guerriero ninja leggendario, un Robin Hood con gli occhi a mandorla.
A Candy ne capitano di tutti i colori, eppure sorride sempre, anche quando non ce ne sarebbe proprio alcun motivo.
Potrei continuare per ore.
Chi legge i manga non avrebbe dovuto avere bisogno della splendida lezione di antropologia culturale che il Professor Gerevini della Waseda University ha tenuto sulle pagine del Corriere della Sera.
Gerevini ha esposto allo sguardo dello straniero, agli istintivi e passionali latini, le ragioni dell'apparente vuoto pneumatico emotivo del Sol Levante.
Lo tsunami interiore dei giapponesi rimarrà tale: riservato a se stessi e, forse, ai propri cari.
Se vi aspettavate proteste ed assalti ai forni manzoniani da un popolo che trova sconveniente uno starnuto in pubblico, sbagliavate di grosso.
I giapponesi non cercano semplicemente di salvare le apparenze, nemmeno in condizioni di normalità. Hanno interiorizzato l'importanza dell'opinione degli altri nella vita degli esseri umani* grazie ad uno sconfinato senso dell'onore e della responsabilità, cose che ormai, dalle nostre parti, vengono considerate come secondarie.
Sono le cose che ci hanno tenuti incollati ad uno schermo televisivo o ad un volumetto che si legge al contrario. Estremizzate, certo, ma per questo più apprezzate da chi deve formare la propria personalità. Non erano solo il calcio o la pallavolo, ma anche lo spirito di gruppo, possibilità di essere amici di un rivale. Il desiderio di giustizia per tutti, l'amore assoluto, la resistenza, la sopportazione, lo stoicismo davanti alle difficoltà.
Questo è quello che i giapponesi cercano di essere da sempre, quello che tentano di trasmettere di loro stessi, della loro cultura: avrebbe potuto capirlo persino lo staff del Tg1, se non avesse perso il proprio tempo ad ammirare l'ordine delle code per una bottiglia d'acqua o per un po' di pane.



giovedì 10 marzo 2011

EVVIVA EVVIVA IL CORPO DEGLI ALPINI

I leghisti cercano di accaparrarsi il Corpo degli Alpini con l'ennesima becerata, ma questa volta hanno superato loro stessi.
In breve, gli Alpini devono essere del Nord.
Le truppe di montagna per eccellenza non possono provenire da Catanzaro, da Lecce, da Napoli, da Reggio Calabria.
E' noto: se i ragazzi del Sud vanno troppo in alto gli si ossigena poco il cervello. Si sentono male.
I milanesi, i veneti, i trentini, i piemontesi, i friulani, loro sì che hanno diritto alla famosa penna nera.
I sani e robusti figli della Padania possono fare molto meglio dei Terroni.
Non c'è molto da dire: la proposta di legge prevedeva agevolazioni fiscali e lavorative (queste dopo il congedo) per gli Alpini che trasferiscono la residenza nella città in cui sono di stanza.
E gli Alpini del Sud che non vanno a rifare la carta d'identità a Vipiteno? S'attaccano.
Ragazzi che hanno servito insieme, corso gli stessi rischi, si sono salvati la vita a vicenda, potrebbero avere opportunità diverse non solo per gli squilibri socio-economici del paese ma anche per una legge odiosa che per fortuna pare scongiurata o, almeno, rinviata.
"Il posto fisso nell’esercito si è consolidato come un ammortizzatore sociale nel meridione generando meccanismi discriminatori e rendendo sempre più difficile l’accesso ai giovani provenienti dal resto d’Italia".
Il Corriere della Sera cita questa battuta dell'On. Davide Caparini, Lega Nord, partito di governo.
Mi chiedo perchè i giornalista non abbia ribattuto.
Forse doveva solo raccogliere informazioni, ma un giornalista dovrebbe soprattutto fare domande, possibilmente scomode.
Avrebbe potuto chiedere a Caparini, per esempio, cosa sta facendo la Lega per evitare che i ragazzi meridionali siano costretti ad arruolarsi per trovare un lavoro; quali meriti hanno condotto all'Osservatorio sulle Fiere Lombarde Renzo Bossi e non un ragazzo, nordico o sudista, laureato, che non trova lavoro e si infila una divisa per disperazione; avrebbe dovuto citare il numero di Alpini, morti in giro per il mondo in nome di una patria in cui i leghisti, secessionisti per definizione, non credono.
Ho conosciuto molti Alpini, tutti un po' in là negli anni, e quello che mi ha colpito maggiormente di loro è stato il loro spirito di corpo, forse il più forte in assoluto nel nostro panorama militare. Sono sempre in prima linea: che si debba organizzare una festa di paese o spalare fango dopo un alluvione, gli Alpini ci sono, sorridenti, rispettosi, disponibili, instancabili, oserei dire eterni.
"Madamin, non esistono ex Alpini. Ci sono Alpini vivi ed Alpini morti", mi ha spiegato Beppe, Alpino torinese classe 1938, volontario durante l'Ostensione della Sindone; lo si sostiene anche per i Marines americani, ma detto da un vecchietto allegro fa un certo effetto.
Lo ricordo così legato al Corpo degli Alpini, così un tutt'uno col suo cappello da far venire in mente quella canzone tradizionale che inizia proprio parlando del copricapo, della penna nera di cui vanno tanto orgogliosi.
Ecco, forse, quale domanda avrebbe dovuto fare il giornalista del Corriere.
Onorevole Caparini, lo sapeva che il primo modello di cappello indossato dagli Alpini è detto cappello alla calabrese?
Chissà se avrebbe risposto o se sarebbe scappato a nascondersi in cima ad una montagna.

martedì 8 marzo 2011

NULLA DA FESTEGGIARE

Il fatto che le donne abbiano una festa a loro dedicata implica che il resto dell'anno appartiene a qualcun altro?
Spero di no. L'impressione che i restanti 364 giorni l'anno siano tributati all'uomo però è forte.
E' assurdo che si chiami festa la ricorrenza di un rogo?
Assolutamente sì. Le nascite si festeggiano, le morti al massimo si commemorano. Cum memorare, ovvero ricordare insieme, attività largamente caduta in disuso dalle nostre parti, smarrita chissà dove tra un Grande Fratello ed un TG1 di Minzolini.
E' squallido che gran parte delle donne festeggi questa non festa assistendo ad uno spogliarello maschile?
Mioddio, certo. Se a 26 anni avessi bisogno di pagare un uomo perché si spogli per me a trenta dovrei darmi al bunga bunga. Nello stesso ruolo di Berlusconi, però.
La cosiddetta festa, inoltre, non è nemmeno stata istituita per l'incendio all'industria tessile Cotton: si è adottata solo la data di quella disgrazia, come simbolo, ma la genesi di questa celebrazione è lunga, ed è il risultato di una serie di rivendicazioni sindacali durissime, fondamentali. Si deve ad intellettuali come Rosa Luxemburg e Clara Zetkin della Spartakusbund, la Lega Spartachista, alle lotte senza quartiere nelle fabbriche in cui la maggioranza degli operai era donna e subiva soprusi indecenti.
Il 2011 non ci da grandi motivazioni per essere felici in questa giornata.
Più di una donna su due in Italia non lavora, e se lo fa è destinata a sacrifici enormi. Se non puoi permetterti una tata per i tuoi figli, un aiuto nelle pulizie e nel bucato, una sostituta nel fare la spesa, le tue giornate durano 18 ore.
Se sei donna, devi essere abile nell'arte della menzogna o quantomeno della preveggenza, soprattutto durante i colloqui di lavoro: "Vuole avere bambini?" è una domanda ricorrente quanto scorretta. Se sei single, hai 22 anni e rispondi con un sorriso incerto "A dire il vero al momento non saprei, magari un giorno...", quel magari ti ha fregata. Se invece interloquisci con un "Certo, sono sposata, ho 32 anni e ci stiamo giusto provando" ti sei seppellita con le tue mani.
Se sei donna, devi ricordarti di iscrivere non il tuo bambino, ma il tuo feto, all'asilo nido. Già, perchè il bambino non è ancora nato ma la graduatoria è lunga, gli asili pochi. Quelli pubblici costano un occhio, quelli privati ancor di più, meglio pensarci per tempo e mettersi in coda. Un esserino grande come un panetto di burro, ancora senza un nome, ha già la sua lista d'attesa e la sua quota di debito pubblico sulle spalle.
Se sei donna, sei carina, preparata ed intelligente e riesci a fare un minimo di carriera, chissà a chi l'hai data per farcela. Impossibile che tu ci sia arrivata senza compromessi. O forse sì, ma gli altri non lo sanno, oppure semplicemente non gli importa.
Se sei brutta, non vali niente.
Se sei brutta ed intelligente, sei per forza un'invidiosa, una frustrata senza speranze, una che vorrebbe ma non può.
Se sei una donna e pensi, esprimi le tue idee e non ti uniformi al pensiero unico, sei una specie di pericolo pubblico da neutralizzare con una dose di botulino che ti paralizzi il sorriso e possibilmente i neuroni.
Se sei donna e ti molestano, ti stuprano, ti perseguitano, hai certamente peccato d'induzione in tentazione. Se dalla violenza emerge una gravidanza che non desideravi ed abortisci, non sei più solo una banale peccatrice, vieni promossa ad assassina.
Se sei donna e vuoi fare politica devi affidarti ad un'umiliante quota rosa, non al tuo carisma o alle tue competenze.
Se sei donna e svendi non solo il tuo corpo ma la tua persona, la tua dignità, ad un vecchio imprenditore pervertito indebitamente prestato alla politica, sei da comprendere, hai certamente avuto un'infanzia difficile, sei seduta sulla tua fortuna, non fai nulla di male, fai un lavoro come un altro, sei una splendida persona, intelligente preparata e seria (cit.).
Per questi, e per mille altri motivi, mi e vi chiedo: donne italiane, si può sapere che accidenti avete da festeggiare?