lunedì 21 ottobre 2013

LA GENTILEZZA DEGLI ESTRANEI (E ALTRE COSE CHE HO IMPARATO IN AMERICA)

Questa è l'ultima notte in America, almeno per questo giro. È venerdì ma ho deciso che il pezzo andrà on line di lunedì, quando tutti sono incasinati, leggono di fretta e si lamentano del fatto che è lunedì, il maledetto primo giorno dopo il week end. Così facendo forse pochi capiranno quello che questo viaggio è stato per me, ma forse è davvero questo quello che voglio, continuare a mimetizzarmi mentre cerco di realizzarmi, lasciar pensare che ho sorvolato l'Atlantico solo per mangiare hot dog dai carretti e tirarmela sulla 5th Avenue. 
Non è così ovviamente. Ho un obiettivo, sto cercando di concretizzarlo qui visto che nel mio paese, allo stato attuale, sembra impossibile, e non mollerò finché non ci avrò provato fino in fondo. 
In queste tre settimane ho imparato alcune cose, e desidero condividerle perché credo che siano parte di quello che ci serve per rimettere in moto il nostro malandato paese. Sono cose che non hanno a che fare con chi governa, non dobbiamo aspettare il giorno del voto per poter fare qualcosa, non fanno guadagnare denaro ma non ne tolgono. 
Dipendono solo ed esclusivamente da noi.
1) Smettere di lamentarsi sempre per qualunque cosa. Dal tempo al lavoro, dal traffico alla pasta scotta, gli italiani hanno il vizio a lamentarsi di tutto senza mai alzare un dito per cambiare lo status quo quando è possibile. La lagna continua non solo non intacca una situzione negativa, ma peggiora pure l'umore. La frase "sii il cambiamento che vuoi vedere" è una verità incontrovertibile, che ci piaccia o meno. 
2) Stamparsi un sorriso sulle labbra prima di uscire di casa. Per chi soffre di emicrania come me esiste il corollario quando sarà passata l'emicrania, stamparsi un sorriso sulla labbra prima di uscire di casa. Non dovete ridere come cretini, solo non avere l'aria di chi va al patibolo mentre va in ufficio, in negozio o in fabbrica. Guardatevi intorno sull'autobus, al mattino. Sbirciate nelle auto altrui. Sembra di stare in un film sugli zombie. Abbiamo tutti dei problemi, più o meno gravi, di diversa natura. Sorridere non li farà sparire ma almeno vi aiuterà a non essere apparire come la personificazione dei vostri casini. Me lo ha insegnato una signora malata di cancro. "Quando me ne andavo in giro con la faccia depressa avevano iniziato a identificarmi con il tumore. Ecco Allison, quella col cancro. Io ho un tumore, non sono un tumore. Non sono ancora morta, santo cielo. E se poi vinco io? Sorridi ragazza, ne vale la pena". Grazie, Allison. 
3) Il futuro è pieno di opportunità è la prima frase che ho letto appena atterrata in America. Era la pubblicità di una banca ma, come mi è stato fatto notare, la pubblicità dice molto  sull'immaginario e sui valori del popolo al quale parla. Le nostre si sperticano nel celebrare solidità inesistenti e tradizioni ormai andate a male. Non riusciamo più a guardare al futuro. Ho sempre avuto sogni e progetti da vendere, ma io stessa mi ritrovo spesso a sentirmi vecchia perché ho già quasi ventinove anni. Nell'udire questa considerazione il professor Tim Harper mi ha fatto un sorrisone e mi ha detto "Come on Francesca, you are only twenty-nine years old!" Andiamo a prendere le opportunità che ci vengono offerte e scoviamo quelle a cui vogliamo offrirci. Anche se sono lontane da casa. Anche se costano molti sacrifici. Nessuno dice che sia facile, ma è assolutamente necessario. 
4) Smettere di accettare passivamente le vessazioni potrebbe tranquillamente essere il corollario al punto 1. Non ci sono più manifestazioni in Italia. Non si scende più in piazza, qualunque cosa accada. Molti problemi sono comuni ma non vengono più socializzati. Morale: le persone sembrano preferire un approccio individuale ma sono i grandi numeri a mettere in moto i cambiamenti. Gli aggregatori di un tempo, partiti e sindacati, non solo hanno fallito ma rappresentano i problemi stessi, il movimentismo langue (il Movimento 5 Stelle è ormai un partito, mi spiace per chi pensa il contrario). Un esempio? La sales tax negli USA varia da stato a stato ed è compresa tra l'1% e il 10%. Quando ho detto al commesso dell'Apple Store a quanto ammonta la nostra IVA sullo stesso prodotto che lui mi stava vendendo si è fatto scappare un "Seriously? Twenty-two percent? Can the guys over there sell anything different from bread? In the US, there would be riots everyday". Avete sentito volare una mosca in proposito, da noi? L'IVA è aumentata di due punti percentuali in due anni e noi muti. Immobili. E fosse solo l'IVA mi consolerei.
5) Non sottovalutare l'importanza della gentilezza verso gli estranei (e quella da parte loro). Non si tratta di fare regali o di dire sempre di sì. Sono piccole gentilezze, complimenti, azioni banali ormai cadute in disuso: qui vanno alla grandissima e hanno un potere enorme sull'umore. Dal "Ciao, come va oggi?" rituale quando entri in un negozio - dove è difficilissimo che qualcuno non ti dica "Buongiorno" - all'incoraggiamento per il nuovo lavoro in ascensore se si nota una faccia nuova, si cerca di passare energia positiva. Non vuol dire che a New York non ci sono i maleducati, gli egoisti o gli stronzi: quelli sono internazionali e sin troppo numerosi ovunque. Questo è solo un modo diverso di fare capolino nella vita di un altro per renderla migliore, goccia a goccia.
Forse in Italia queste regole non mi serviranno, ma qui a New York, per me, hanno fatto la differenza. E spero possano farla anche a casa mia.
Goodbye, New York. I'll be back as soon as possible.

2 commenti:

  1. Anche se parla di NY e paragona la nostra disastrata situazione, si intralegge quanto i problemi del nostro paese non siano tanto di natura materiale, quelli si possono sempre superare, ma morali,etici, spirituali.

    La rabbia per quel che siamo e la grandezza di cui saramo in grado, Grandezza che eclisserebbe tantissimi paesi a noi oggi superiori.
    Ottimo articolo. Anzi... ottima confidenza.
    Brava.




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  2. A questo serve cambiare aria. A rigenerarsi. E così ti ritrovo. Ne sono felice.

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